martedì 26 novembre 2024


16/11/2012 10:18:51 - Provincia di Taranto - Attualità

Ferrante: è rischio incidenti

 
Trenta giorni per evitare il disastro. Il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, lancia l'allarme esaurimento scorte per l'acciaieria di Taranto e fissa al 14 dicembre il giorno della chiusura dello stabilimento. Una data che, a suo avviso, potrebbe scatenare un effetto domino con conseguenze catastrofiche: lo stop forzato degli impianti dell'area a caldo del sito industriale e, quindi, la fermata, non in sicurezza, potrebbe causare «l'esposizione a gravissimi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti». Insomma, uno scenario apocalittico. E per descriverlo l'ex prefetto di Milano si affida ad una lettera inviata alla magistratura locale - tra cui il procuratore della Repubblica di Taranto Mariano Bucoliero -, in cui viene allegata una nota tecnica, messa a punto dagli esperti dell'Ilva Tommaso Capozza, Vincenzo Dimastromatteo ed Ettore Vozza, sulle conseguenze derivanti dall'applicazione delle disposizioni dei Custodi giudiziari.
 
Nella missiva, il successore di Nicola Riva al vertice dell'Ilva rileva quindi che le decisioni prese dai custodi in materia di scarico delle materie prime al porto di Taranto determinano il pericolo che si fermino «tutti gli impianti dell'area a caldo dello stabilimento» con gravissimi rischi per la sicurezza. Lo stop forzato dovuto alla mancanza di materia prime - i custodi impongono uno stoccaggio massimo di 15 giorni - comporterebbe una fermata non in sicurezza con conseguente «esposizione a gravissimi rischi di incidente rilevante e danni irreparabili agli impianti». A tutto questo si somma il danno economico. Nelle conclusioni della nota tecnica si ricorda infatti che «dal 12 novembre, data di comunicazione delle disposizioni dei Custodi giudiziari, ad oggi sono stati accumulati maggiori oneri di Ilva per le controstallie per 850 mila dollari». «È prevedibile, visti i lunghi tempi di sosta» delle navi per gli sbarchi ai parchi minerali dell'Ilva «che gli armatori possano chiedere al gestore la detenzione che comporta un costo maggiore rispetto alla controstallia». A tal proposito viene indicato che i proprietari delle navi potrebbero chiedere all'Ilva la detenzione del materiale al fine «di ottenere tutti i danni diretti ed indiretti dalla sosta prolungata con conseguente ulteriore aggravio di costi oggi non quantificabili».










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