Sabrina si dichiara innocente e ridimensiona il sentimento verso Ivano
Il tanto atteso confronto tra accusa e difesa al processo per la morte di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana scomparsa il 26 agosto 2010 finalmente è arrivato, non certamente scevro di clamorosi colpi di scena.
A partire dal primo, perché Cosima Serrano, madre dell’altra imputata Sabrina, sorella di Concetta e zia della ragazzina ha scelto di non parlare, avvalendosi della facoltà di non rispondere, proprio di fronte alla sorella, imperturbabile davanti a lei, ed al marito di Michele, ormai estromesso in tutto e per tutto dalla linea di successione affettiva oltre che dal talamo coniugale, dopo aver mercanteggiato la ritrovata libertà dopo l’esilio sulla poltrona di casa.
Il jolly della difesa, firmata avv. Coppi, la richiesta dello stralcio del verbale di interrogatorio del 30 settembre nel quale la sua assistita Sabrina rilasciava dichiarazioni agli inquirenti senza l’assistenza legale, già condizionati dai sospetti sulla scomparsa di Sarah per mano di Sabrina. Pertanto, l’interrogatorio secondo l’avvocato Coppi difensore della ragazza, andava sospeso.
Non si è fatta attendere la risposta della presidente della Corte, che ha respinto la richiesta perché “infondata”. Le ipotesi prefigurate dalla difesa “ricorrono quando ci sono indizi non equivoci di reità conosciuti dall'autorità procedente”, ha detto la presidente della Corte di Assise.
Una lunga Treccani, invece, l’interrogatorio di Sabrina, oltre cinque ore di botta e risposta con il Pm e il giudice nel quale la ragazza ha ridimensionato la passione per Ivano, il movente del delitto secondo i magistrati, riducendolo ad una banale simpatia, benché lentamente degradato e declassato da quel tentativo maldestro di seduzione in poi, caposaldo dell’accusa e movente dell’omicidio.
«Sarah era più che una sorella per me non certamente una cugina, le volevo bene, ed ho sempre cercato di difenderla dalla sua ingenuità, dalla confidenza perché era troppo affettuosa e appiccicosa con le persone di fronte ad altri… Io non volevo che si pensasse male di lei… Sarah esagerava con gli abbracci sia con Ivano che con un altro amico, Alessio Pisello. Una cosa era farlo quando eravamo da soli - ha spiegato - altro era esagerare con gli abbracci davanti agli estranei. Voi non capite e non mi volete credere» ha detto singhiozzando la ragazza nel corso dell’estenuante interrogatorio, tanto da prevedere una pausa di qualche minuto per consentirle di riprendersi dalle lacrime.
«Sì litigi, ma mai violenti o invettive capaci di procurarle dolore, incomprensioni normali tra amiche», così le definisce le tensioni Sabrina con la cuginetta, partendo dalla ricostruzione della famosa serata al bar alla vigilia della scomparsa della ragazza, in cui la tristezza di Sarah non dipendeva da alcuna lite violenta tra le due ragazze o ad un rimprovero maxi per gelosia verso Ivano, ma semplicemente perché Sarah era triste per la partenza del padre e del fratello.
Dichiarazioni che sembrano essere smentite da quelle rilasciate dall’amica di Sabrina, la signora Anna Pisano che ribadisce le tensioni tra Sabrina e Sarah per causa di Ivano, nonché quelle di Mariangela Spagnoletti circa gli orari di quel pomeriggio determinanti per capire chi ha ucciso Sarah.
L’invettiva era contro l’intero collegio presente nella gremitissima aula, che ha assistito alla liquefazione del sentimento del clan Misseri ormai separato da segreti e bugie, oltre che ad una difesa da innocente in carcere da due anni, ha ribadito con forza la ragazza. Nel corso del processo sos tentato suicidio. Un uomo infrange una vetrata la secondo piano del Palazzo di Giustizia di Taranto minacciando di gettarsi nel vuoto, perché si era rivolto ai giudici inscenando la protesta perché rischia di perdere la propria abitazione, messa all’asta anche dagli usurai che lo avrebbero portato alla rovina.
Fortunatamente tutto rientrato dopo la convincente opera di persuasione delle forze dell’ordine.
Mimmo Palummieri