domenica 24 novembre 2024


21/11/2012 12:10:13 - Sava - Attualità

Sergio Pichierri ha recentemente raccontato le sue disavventure agli studenti dell’Itis “Del Prete” di Sava

 
Usurato … dall’usura.
Titolare di una piccola officina per la costruzione di infissi, Sergio Pichierri è incappato nelle maglie di un usuraio un paio di lustri fa.
«Chiesi in prestito 10 milioni di lire ad un savese» ha raccontato recentemente Pichierri nel corso di un incontro con gli studenti dell’istituto “Del Prete”, alla presenza del comandante della Compagnia dei Carabinieri di Manduria, cap. Luigi Mazzotta, del comandante della Caserma dei Carabinieri di Sava, mar. Edoardo Quaranta, e del presidente dell’associazione che fornisce assistenza alle vittime dell’usura “Codici”, Alessandro Scapati. «Per far fronte al debito, effettuai dei lavori nell’abitazione di questa persona, che però disconobbe le mie prestazioni, tanto che, quando non sono stato più in grado di far fronte agli alti tassi di interessi applicati, ha addirittura avviato le procedure per la vendita all’asta della mia abitazione. Ho denunciato l’usuraio, che peraltro è una persona nota alle forze dell’ordine».
Ma non è questa l’unica disavventura capitata a Sergio Pichierri, che è sposato e ha tre figli.
«Nel 2001 un’altra persona con pendenze verso la giustizia mi venne a trovare in officina, chiedendomi un posto di lavoro. Io accolsi la sua richiesta, ma ben presto ebbi modo di pentirmi di quella disponibilità. Iniziò a chiedermi grosse somme di denaro e queste richieste erano anche accompagnare da minacce. Decisi di non pagare, ma mi ritrovai con il camion che utilizzavo per il mio lavoro bruciato. Ho anche subito un’aggressione fisica. Ho denunciato questo personaggio, che però ebbe anche il coraggio di avviare una vertenza di lavoro. Nella nostra Italia accade anche che un Tribunale riconosca le ragioni dell’estorsore, che aveva portato a testimoniare sua moglie e suo cognato. Questa vertenza mi è costata 17.000 euro, oltre al pignoramento della mia abitazione».
Sostenuto dai carabinieri di Sava, che avevano ben compreso il suo dramma, Pichierri ha cercato, nel tempo, di saldare le pendenze riconosciute dalla legge verso il suo usuraio e il suo estorsore.
«Stranamente non c’è mai stato modo di raggiungere un accordo, né sono stati mai accettati dei soldi. Poi ho capito la ragione: l’obiettivo era ed è quello di arrivare alla vendita all’asta della mia abitazione».
Pichierri ha lottato con tutta la propria forza per evitare quella che ritiene una grande ingiustizia. Negli anni passati è stato ricevuto sia dall’allora sottosegretario Alfredo Mantovano, sia da Tano Grasso. Più volte si è rivolto in Tribunale, chiedendo giustizia per evitare che ai danni ricevuti si aggiungesse anche la beffa della perdita della propria abitazione.
Ma, sinora, ha ottenuto solo la comprensione di chi ha capito di come gli articoli della legge, a volte, possano premiare anche chi è senza scrupoli. Il 26 novembre prossimo, infatti, la casa di Pichierri potrebbe essere venduta all’incanto. Secondo delle indiscrezioni, farebbe gola proprio a qualche suo aguzzino.
Il gesto di ieri è il risultato di un accumulo dello stress e dell’inevitabile squilibrio psico-fisico, che contribuiscono a far diminuire consistentemente le sue forze per lavorare e che lo inducono a far ricorso a psico-farmaci. Ma è il frutto anche della disperazione di chi non è più disposto a sopportare altre palesi ingiustizie.










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