martedì 26 novembre 2024


24/11/2012 10:35:07 - Provincia di Taranto - Attualità

L’intervento del presidente della Confcommercio di Taranto: «Non c’è solo l’Ilva»

 
«Mentre si vivono ore di trepidante attesa nella speranza che le parti addivengano al più presto ad una soluzione equilibrata della vertenza Ilva, c’è un’altra Taranto che continua ad affannarsi e ad andare avanti senza soffermarsi troppo sul pensiero delle magre fortune della città. E’ l’altra metà del cielo, è la città dei piccoli, anzi piccolissimi, imprenditori: 4400 circa commercianti, e 2600 tra turismo e servizi. Gente che rischia in proprio, spesso mettendo in campo l’abitazione di famiglia, pur di poter continuare ad alzare ogni mattina la serranda.
E’ l’esercito dei 7.000 e poi ci sono naturalmente i loro dipendenti, mettiamo un media di tre unità ad attività e fanno 21.000 nel solo capoluogo jonico. Sono numeri grandi, ma di loro nessuno parla; è come se rappresentassero il lato B dell’economia. Infatti quando un commerciante, anche se di note capacità imprenditoriali, si lancia nell’agone del dibattito sul futuro dell’economia jonica quasi ci si sorprende, come nel caso di Claudio Andriani. Come se gli unici titolati a parlare di economia fossero i rappresentati dell’industria.
Il nostro paese soffre da sempre di sudditanze psicologiche verso gli industriali e la storia dei 150 anni dell’Italia ne è una riprova. Taranto non è da meno, anche se da noi è mancato quasi del tutto il protagonismo imprenditoriale locale. L’industria militare, quella navale, quella siderurgica …, un susseguirsi di atterraggi decisi sempre altrove e calati sulla nostra piana senza “se” e senza “ma”, sradicando ostriche, cozze, ulivi, vigneti, cancellando spiagge, campagne, insediamenti rurali di pregio architettonico.
Ora che la parabola mega industriale ha iniziato il suo trend in discesa, c’è un pezzo dell’economia locale che si ostina a non voler immaginare un futuro diverso senza industria, o meglio senza un’industria madre, e/o matrigna.
A questi imprenditori, che ancora oggi menzionano la stagione della Consulta per lo sviluppo (in quella sede istituzionale –era il 2009- si sarebbe dovuto attivare un tavolo di concertazione dove il mondo delle rappresentanze delle imprese trovasse motivi comuni di confronto e di programmazione, ma così non fu), non si può che replicare contestando la pretesa, allora come ora, di voler spostare su una deriva industrialista ogni ragionamento attinente lo sviluppo futuro di Taranto. Taranto non è “soprattutto industria”, o meglio non vuole e non può esserlo più.
Se negli anni Sessanta, come si disse allora, i Tarantini avrebbero fatto alzare le ciminiere anche in Piazza della Vittoria, oggi i figli di quei Tarantini -e molti di essi purtroppo non ci sono più- la pensano diversamente. L’industria probabilmente è ancora un pezzo dell’economia jonica perché non siamo ancora pronti per voltare pagina, ma dobbiamo iniziare a ragionare seriamente di futuro e per farlo dobbiamo sederci attorno allo stesso tavolo, ma senza deleghe in bianco per chi vuol far credere di avere titolo per poter parlare a nome di un territorio. Noi piccoli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi chiediamo che si dia ascolto alle nostre 7000 imprese, vogliamo dire la nostra sul futuro di Taranto, vogliamo che le Istituzioni e la politica prendano atto della nostra vision di sviluppo che, sia ben chiaro, non parte da visioni preconcette e da veti aprioristici all’industria, ma dalla certezza, quella si, che non ha senso bonificare se continuiamo ad inquinare. In quanto organizzazioni di rappresentanza delle categorie interessate al programma di interventi, realizzati attraverso l’Accordo di Programma, vogliamo esprimere le nostre idee per contribuire alla definizione di misure che siano funzionali alla riqualificazione del territorio di Taranto in una direzione che contribuisca a valorizzare le vocazioni naturali (il mare, i beni culturali, le attività terziari, il turismo).  
Sarebbe folle continuare ad incentivare un certo tipo di nuovi investimenti solo perché ci sono in ballo appalti e posti di lavoro. La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro presso il Ministero della Difesa per parlare di aree demaniali, confidiamo nell’esito della riunione nell’auspicio che il Governo finalmente comprenda quanto sia importante per Taranto ritornare ad avere possesso di spazi urbani che alla Marina Militare non servono più e che potrebbero dare una soluzione a diverse problematiche (i parcheggi ad esempio) ed offrire interessanti chance per la riqualificazione della città».










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