Gregorio Mariggiò: «Sembra proprio che chi ha inquinato sta pensando di andare via, abbandonando i cittadini al loro destino: con l'inquinamento e senza lavoro»
«Gli ultimi avvenimenti giudiziari riguardanti il procedimento penale sull’inquinamento provocato dall'Ilva a Taranto hanno provocato in noi ecologisti, che da anni ci battiamo affinchè la verità venga interamente alla luce, una pluralità di stati d'animo che non è facile sintetizzare in una parola.
Rabbia. Tutto quello che noi ecologisti abbiamo per anni detto, proclamando la necessità di tenere insieme sviluppo economico del territorio, salute dei suoi abitanti e salvaguardia dell’ambiente, si dimostra in questi giorni vero. Avevamo dunque ragione quando, da soli, contestavamo la sciagurata AIA autorizzata dal governo Berlusconi, tramite il suo Ministro all’ambiente, Prestigiacomo, e chiedevamo a tutti gli altri partiti di pronunciarsi nettamente contro di essa, trovandoci, invece, di fronte ad un imbarazzante centro-sinistra, contento e felice per quell'autorizzazione, non si sa ancora come concessa (la magistratura indaga anche su questo). Fu proprio a causa di questo silenzio e per coerenza verso le nostre convinzioni che dovemmo rifiutare di far parte di quella coalizione, nelle elezioni amministrative di Taranto.
Delusione. Chiedevamo al Presidente Vendola, persona e politico in cui in molti avevamo riposto la nostra fiducia, indagini epidemiologiche per raggiungere una definitiva verità sulla mortalità a Taranto ed invece, non solo non ha mai risposto alle nostre richieste, ma abbiamo letto il suo nome, nelle cronache delle intercettazioni, come “regista delle pressioni sull’Arpa e in particolare contro il suo direttore Giorgio Assennato".
Perplessità. Allo stesso Vendola si assegna ora l’incarico di gestire le bonifiche finanziate. Ci aspetteremmo, a questo punto, la nomina di un altro soggetto, possibilmente esperto e possibilmente al di sopra di ogni sospetto.
Sdegno. Chi ha manovrato l'intero "sistema gelatinoso delle mazzette", assicurandosi l'omertà di diversi, chi ha ricattato un'intera città, un'intera provincia ed i suoi cittadini, malati o operai che siano, oggi continua a farlo e, degno di un generale nazista, sta compiendo la sua rappresaglia, mandando a casa i dipendenti e chiudendo l'area a freddo dell'industria.
Sconforto. Nel constatare come in tutti questi anni la politica che ha governato ha sempre voltato la testa dall’altra parte e, invece di affrontare il problema ed obbligare l’azienda ad iniziare un percorso di bonifica, utilizzando gli stessi lavoratori, è sempre rimasta inerte ed ha lasciato che tutto questo scempio si compisse.
Preoccupazione. Temiamo fortemente che il governo, con il suo ministro all'ambiente Clini, nella riunione di giovedì (invitando, tra l'altro, diverse persone che oggi risultano tra gli indagati e i citati nelle indagini in corso), invece di pensare seriamente alla vita dei cittadini di Taranto e ai dipendenti dell'Ilva, magari mettendo mano al sequestro dei beni e del patrimonio della famiglia Riva, impegnandosi seriamente nelle bonifiche, istituendo un’area no-tax a Taranto, ponendo cioè le fondamenta di una buona e pulita economia, molto probabilmente deciderà di trasformare un atto amministrativo, quale l'Aia, in decreto legge. Possiamo dire, si legalizza l’inquinamento.
Sconfitta. Sembra proprio che chi ha inquinato sta pensando di andare via, abbandonando i cittadini al loro destino: con l'inquinamento e senza lavoro.
Mossi da tutti questi sentimenti, noi Ecologisti, chiediamo con tutte le nostre forze al governo Monti di occuparsi seriamente del problema Ilva, di Taranto e della sua provincia, dei suoi cittadini, dei suoi lavoratori, dei suoi malati».
Gregorio Mariggiò
Ecologisti e Reti Civiche - Verdi Europei - Prov. di Taranto