Si autoaccusa ancora dell’omicidio e accusa i giudizi di “continuare ad ammazzare più volte Sarah”
Udienza decisamente oversize, la trentaduesima per la precisione, quella di ieri presso la Corte di Assise del Tribunale di Taranto per la morte di Sarah Scazzi.
Unico protagonista Michele Misseri, chiamato a rispondere alle domande del Gip Mariano Buccolieri, di accusa e difesa, in un lungo tour de force da ieri mattina a ieri sera. Un carpe diem più o meno annunciato se si considera che la sua era una testimonianza lungamente attesa per fare chiarezza sull’omicidio della nipote, avvenuto nel garage del villino Misseri quel maledetto 26 agosto 2010.
Sostanzialmente nulla di nuovo da quell’interminabile ed ininterrotto flusso di coscienza regolato dal solito refrain con tanto di coup de théâtre come da abituale esternazione.
Insomma,facciamo ordine. Michele torna ad accusarsi in via esclusiva dell’omicidio di Sarah, abbondantemente descritto in un memoriale spulciato nell'udienza fiume di 12 ore nel quale descrive le fasi della morte della ragazza, con troppi non so e non ricordo e molte contestazioni sollevate dai giudici inerenti la stessa raccolta epistolare, forse poco convincente per i magistrati quanto poco funzionale rispetto all’accertamento della verità, ancora molto lontana o sempre più lontana.
Nel pomeriggio, dopo una pausa, è il momento di un serrato testa a testa fra il contadino ed i magistrati, il quale, dalla tasca della giacca e svincolandosi dalle procedure previste, mostra un pezzo di corda che non sa ben dire se fosse la parte iniziale o finale di quella usata per strangolare Sarah per il colpo di calore alla testa provocato dal guasto del trattore, un particolare macabro che non ha risparmiato altro dolore alla mamma di Sarah presente in aula, per non parlare dell’indignazione del popolo dei media prontamente informato in tempo reale dalla telecamere delle principali testate.
Lo riprende il giudice per questo suo andare a ruota libera e lo stesso giudice intima il sequestro del pezzo di corda. Poi, nel rush finale la stoccata ai magistrati: “Io ho ucciso Sarah una volta sola, voi la uccidete tutte le volte in cui non credete che mia nipote l’abbia ammazzata io; in prigione ci sono degli innocenti, e non posso più vivere con questi rimorsi di coscienza, ecco perchè in carcere stavo bene, come possono dire tutti perchè ero convinto di stare pagando per quello che avevo fatto. Chiedo perdono a tutti, anche alla mamma di Sarah perchè non ce l’ho mai avuta con lei, quello che ho detto me lo hanno imboccato la dott.ssa Bruzzone e l’avv. Galoppa, imbottendomi di farmaci e non ho mai capito quello che dicevo...”.
Questo in sintesi il contenuto della chiosa finale del contadino che ha, tra l’altro smentito le dichiarazioni rilasciate a Pomeriggio Cinque da Anna Pisanò, accusata da Sabrina per vendetta poichè la donna le avrebbe rivelato che il padre era piuttosto allegro con le donne.
Una versione smentita in diretta telefonica, con tanto di invito al seguito della conduttrice Barbara D’Urso dallo stesso Michele, che accusa la trasmissione di faziosità ai danni della figlia Sabrina, una trasmissione colpevolista e facile agli applausi la definisce, e rincara la dose verso la donna definendola bugiarda perché nessuno, oltre lui, conosce la sola verità, che è quella che lo vuole unico assassino della nipote.
Una settimana di full immersion nel caso cominciata con Domenica In, con tanto di Galoppa e Bruzzone vestiti da domenica che hanno naturalmente smentito le ultime infelici esternazioni del loro ex assistito, seguita dall’udienza di lunedì con la deposizione di alcuni periti che hanno smentito l’attendibilità delle celle telefoniche per localizzare con assoluta certezza le posizioni degli abitanti del villino nelle ore dell’omicidio in base a statistiche non certo convincenti, e con la deposizione della psicologa del carcere che nega qualsiasi dichiarazione del Misseri in merito alla morte di Sarah.
Che altro dire? Questa la cronaca o il diario di bordo di un processo destinato a lasciare la solita scia di dubbi sulla colpevolezza o meno dei protagonisti, ma che in indigna per l’uso e l’abuso dei mezzi di informazione da parte della famiglia Misseri e che fanno del reality Scazzi l’edizione delle edizioni di una puntata zero.
Mimmo Palummieri