«Possono influenzare i testi»
I giudici del tribunale del Riesame di Taranto hanno depositato le motivazioni dell'ordinanza con la quale nel dicembre scorso avevano respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Emilio Riva e dell'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. A quest'ultimo, che era detenuto in carcere, vennero concessi gli arresti domiciliari, misura cautelare che fu confermata per Emilio Riva. Con l'ordinanza fu respinta la richiesta di annullare il provvedimento cautelare emesso dal gip ed seguito il 26 novembre 2012 per i reati per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, concorso in corruzione in atti giudiziari e concorso in falsità ideologica. Le motivazioni del Riesame sono contenute in 128 pagine.
Il 16 gennaio prossimo la Cassazione esaminerà i ricorsi presentati dai legali di Emilio Riva e Luigi Capogrosso contro l'ordinanza di custodia eseguita il 26 luglio dello scorso anno, giorno in cui scattarono i primi arresti nei confronti dei vertici dell'Ilva per l'inchiesta per disastro ambientale. Il 26 gennaio prossimo, invece, scadranno i termini di custodia cautelare nei confronti di Nicola Riva, figlio di Emilio, attualmente agli arresti domiciliari.
"Possono influenzare i testi". È «tutt'altro che astratto ed inconsistente» il pericolo che Emilio Riva e l'ex direttore di Taranto Luigi Capogrosso possano attuare «iniziative tese ad avvicinare, con finalità di subornazione in senso lato, persone a vario titolo informate sui fatti o che saranno prevedibilmente sentite in dibattimento». Lo scrive il Tribunale del Riesame motivando il 'nò alla libertà dei due dirigenti Ilva, pur concedendo a Capogrosso, che era in carcere, i domiciliari. Per i giudici del Riesame il pericolo di influenzare i testimoni, da parte di Riva e Capogrosso, è concreto «se si considerano - è scritto nel provvedimento - da una parte le dimensioni enormi degli interessi implicati e le gravissime conseguenze, di tipo sanzionatorio e risarcitorio, che le ipotesi delittuose attribuite agli odierni ricorrenti avrebbero, in caso di accertamento giudiziale, e se si tiene conto delle specifiche e concrete attitudini mostrate in questo campo».
"Notevole capacità a delinquere". Emilio Riva e l'ex direttore di Taranto, Luigi Capogrosso, hanno dimostrato «notevole capacità a delinquere», in particolare per «i precetti che impongono la protezione dei lavoratori contro i rischi nell'ambiente di lavoro, la riduzione degli agenti inquinanti, l'adozione di cautele nell'uso, nei contesti aziendali, di sostanze pericolose». Lo scrive il Tribunale del Riesame rigettando la richiesta di libertà dei due indagati dell'Ilva. A supporto della tesi della «notevole capacità a delinquere» che avrebbero i due indagati, i giudici del Riesame indicano, per Capogrosso, sette condanne definitive inflitte per reati in materia di inquinamento e sicurezza nei luoghi di lavoro, più altri sette procedimenti giudiziari pendenti; e per Emilio Riva sei pendenze giudiziarie presso il Tribunale di Taranto per reati analoghi, nonchè due condanne con sentenze irrevocabili cancellate al compimento degli 80 anni (il patron dell'Ilva ne ha oggi 86).