Clini: la legge è chiara: prodotti finiti all’azienda
La legge salva-Ilva deve essere applicata da tutte le parti in causa «integralmente e immediatamente», «pur in pendenza del giudizio della Corte Costituzionale», e «l’azienda pagherà le retribuzioni»: sono queste le conclusioni del vertice convocato d' urgenza a Palazzo Chigi dal governo, raggiunte d'intesa con i rappresentanti dell' Ilva e delle parti sociali. Impianti a singhiozzo con rischi per la sicurezza, cancelli d'ingresso presidiati dai lavoratori, scioperi ad oltranza proclamati da un paio di sigle sindacali e Prefettura allertata per la tensione che sta arrivando alle stelle, tanto da ipotizzare la precettazione di gruppi di maestranze: Taranto, per la vicenda Ilva, ha assunto sempre più, negli ultimi giorni, i connotati di una polveriera sociale che può esplodere da un momento all'altro, tanto da indurre il sottosegretario alle presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, a convocare le parti in tutta fretta.
Al termine dell'incontro, durato diverse ore e al quale hanno partecipato il premier Mario Monti, il presidente della Puglia Nichi Vendola, i segretari nazionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, oltre ai rappresentanti degli enti locali, un comunicato inequivocabile: «nell'assoluto rispetto della magistratura e nell' intento comune prioritario di tutelare l'ambiente e la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, e in attesa del giudizio di costituzionalità in corso», la legge va applicata senza se e senza ma, in modo da «innescare il circolo virtuoso risanamento ambientale-tutela della salute-tutela dell'occupazione che deve risolvere il problema Ilva di Taranto».
A sottolinearne i contenuti, in una conferenza stampa, lo stesso Monti e il ministro Clini, che ha precisato come la legge preveda che «l'azienda rientri nella disponibilà dei prodotti finiti per la loro commercializzazione». Che la situazione dell'Ilva fosse diventata esplosiva lo aveva sottolineato, prima del vertice, il governatore pugliese Nichi Vendola. «Ho detto a Monti - ha dichiarato ai cronisti - che c'era la necessità di fare il punto perchè non credo che si debba aspettare che scoppi l'incendio per chiamare i pompieri. Ci sono 12 mila stipendi da pagare e non ci sono i soldi».
Vendola ha definito poi «indispensabile» che la Corte Costituzionale valuti quanto prima l'ammissibilità del ricorso presentato dalla Procura della Repubblica che solleva il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sulla legge 231 del dicembre 2012. L'udienza è stata già fissata per il 13 febbraio. La giornata convulsa era iniziata di buon'ora con i presidi dinanzi ai cancelli dello stabilimento. E alla linea dura dei “cislini”, in sciopero dalle 14 di ieri, si è aggiunta poco dopo l'Unione sindacale di Base (Usb), chiedendo, tra l'altro, una legge speciale per Taranto e i suoi lavoratori. Situazione diventata incandescente che ha costretto all'ora di pranzo il Prefetto, Claudio Sammartino, a convocare d'urgenza una riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico, allargata a sindacati e vertici Ilva.
Si è deciso un monitoraggio costante della situazione degli impianti, ma la prosecuzione degli scioperi potrebbe creare problemi di copertura delle “comandate”, cioè dei gruppi di lavoratori addetti alla sicurezza degli impianti stessi. Linea dura della Fim non condivisa da Fiom e Uilm, che hanno ribadito l'importanza dell'incontro con Ferrante del prossimo 22 gennaio e dell'arrivo a Taranto, il giorno dopo, del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, insieme al Garante per l'attuazione dell'Aia e al Commissario per la bonifica dell'area ionica. Lo stesso Clini, in una riunione odierna del Consiglio dei ministri, ha confermato «l'impegno per la piena attuazione della legge 231 del 24 dicembre per accelerare il risanamento ambientale» dell'Ilva. A scendere in campo sulla vicenda Ilva sono stati, a questo punto, anche i leader dei sindacati.
«Vorremmo dire al governo - ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso - preparate la linea di uscita perchè, se l'azienda non rispetta i suoi impegni, noi riproporremo il tema che l'impianto di Taranto è troppo importante per poter semplicemente lasciare ad una famiglia la decisione sulla siderurgia italiana».
Anche per Luigi Angeletti (Uil) «la situazione dell'Ilva sta precipitando» e «allo stato, le probabilità di una catastrofe occupazionale ed economica stanno crescendo». Resta da capire se la gente di Taranto accetterà che nel suo futuro ci sia ancora l'Ilva. Una prima indicazione si potrà avere fra tre mesi perchè il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, dopo aver ricevuto il parere del Comitato dei garanti, ha fissato per il 14 aprile prossimo il referendum consultivo sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva, proposto nel 2007 dal Comitato “Taranto Futura” e già oggetto di ricorso in sede di giustizia amministrativa. Si moltiplicano, intanto, le iniziative giudiziarie contro l'Ilva per i danni alla salute causati dall'inquinamento. Gli eredi di un ex operaio dell'Ilva e di un vivaista che lavorava nei pressi dei nastri trasportatori del siderurgico hanno depositato alla Procura di Taranto una istanza con la quale si chiede il sequestro conservativo delle quote societarie (10,62% del capitale sociale) detenute dal gruppo Riva con la società Riva Fire nell'Alitalia.
ANGELETTI, SITUAZIONE PRECIPITA, RISCHIO CATASTROFE
“La situazione dell’Ilva sta precipitando. Le preoccupazioni espresse dal Presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, purtroppo sono fondate. Allo stato, le probabilità di una catastrofe occupazionale ed economica stanno crescendo”. Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Che aggiunge: “Speriamo che l’incontro di stasera, convocato d’urgenza a Palazzo Chigi, possa porre le premesse per un cambiamento di rotta: ce n'è l’assoluta necessità non solo per i lavoratori e i cittadini di Taranto, ma anche per il Paese.
GIORNALISTA TGNORBA24 AGGREDITO DA MANIFESTANTI
Un giornalista del TgNorba24, Francesco Persiani, è stato aggredito a spintoni e minacciato dinanzi ad uno degli ingressi dell’Ilva di Taranto da un gruppo di manifestanti che gli contestavano il taglio di alcune notizie date sulla vertenza del siderurgico. Secondo il giornalista si tratta di esponenti del comitato 'Liberi e pensantì che hanno dapprima minacciato un operatore del TgNorba e hanno poi circondato la Fly presso cui Persiani stava tenendo alcune dirette televisive. Il giornalista ha riferito di essere stato spintonato da alcuni dei manifestanti che hanno minacciato di danneggiare l’attrezzatura dell’ emittente. Ha riferito di essere riuscito a sottrarsi alle minacce solo quando ha acconsentito a spostare la Fly di alcune centinaia di metri.
COMITATO LAVORATORI, EVITARE STRATEGIE DEL TERRORE
“Per evitare inutili allarmismi ed opporci a vergognose strategie del terrore, che non fanno altro che aumentare la tensione in un momento di per sè già molto delicato, sottolineiamo che se le comandate della produzione saranno rispettate, come è sempre accaduto in caso di sciopero e come ovviamente si sta facendo anche ora, non vi è non vi sarà nessun pericolo legato alla sicurezza così come paventato anche dal prefetto di Taranto”. Lo afferma in una nota il Comitato di 'Cittadini e lavoratori liberi e pensantì, in presidio permanente da ieri nello stabilimento Ilva di Taranto. “Rileviamo inoltre – è detto nel comunicato – che presso Palazzo Chigi hanno partecipato al vertice convocato d’urgenza tutte le cariche politiche, sindacali ed aziendali che da troppo tempo negano le loro responsabilità scatenando le ormai tristi e famose guerre tra poveri. Sì ai diritti, no ai ricatti”.
Fonte: rete