Gli atti inviati alla Consulta
E' sempre più scontro tra magistratura tarantina e governo sulla legge 231 “salva Ilva”. Sul tavolo della Corte Costituzionale stanno per arrivare gli atti sia dall’ufficio del gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco, sia dal Tribunale in funzione di giudice dell’appello, con i quali si sollevano dubbi di legittimità costituzionale sulla legge. La Procura, da parte sua, ha già depositato alla Consulta ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul decreto legge 207/2012, convertito nella legge 231. L'udienza sulla eventuale ammissibilità è stata fissata per il 13 febbraio.
La Procura ha pronto anche un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sulla legge, ma potrebbe rinunciarvi perchè, per giurisprudenza consolidata, è prevalente la questione di legittimità costituzionale. Se la Procura dovesse rinunciare al secondo ricorso, il primo sul decreto legge decadrebbe automaticamente. La decisione odierna del gip fa sì che i prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto (un milione e 800 mila tonnellate circa, valore un miliardo di euro) restano sotto sequestro.
Stamane, il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha annunciato di aver presentato un’istanza alla Procura della Repubblica di Taranto «con la quale chiede la revoca del provvedimento di sequestro preventivo disposto in data 22 novembre 2012, con l’impegno di destinare le somme ricavate dalla commercializzazione del prodotto sequestrato alle opere di ambientalizzazione previste dall’Aia, alla remunerazione delle maestranze e a quanto altro necessario per la sopravvivenza dell’azienda». «Il garante nominato dal governo per l'attuazione dell’Aia – ha concluso Ferrante – avrà a disposizione i più ampi poteri per verificare il rispetto degli impegni da parte dell’azienda».