La deposizione di Liala Nigro e le dimissioni di giudice popolare
Con l’udienza di ieri, la Corte di Assise di Taranto chiude la fase dibattimentale ed istruttoria per la morte di Sarah Scazzi. Ascoltata Liala Nigro, la migliore amica di Sabrina, la studentessa Erasmus residente in Polonia all’ultimo appello del Tribunale dopo le due “non possumus” che poi hanno portato la Corte ad optare per la videoconferenza rispetto ad un’eventuale assenza della ragazza.
«Tra Sarah e Sabrina mai una lite... Erano molto legate, si vedevano ogni giorno. Il loro rapporto era tranquillo e non ho mai assistito a tensioni tra le due o gelosia o invidia per Ivano Russo da parte di Sabrina. Ero al corrente della simpatia di Sabrina per Ivano e del tentato approccio della mia amica andato a vuoto, ma nulla di più....».
Questo in sintesi ciò che ha detto Liala in aula, convocata dalla difesa di Sabrina per smontare il movente dell’omicidio e cioè la gelosia che l’estetista provava per la cugina Sarah, la quale sottolinea l’atteggiamento della quindicenne solitamente taciturno, sicuramente non attribuibile alle vessazioni della cugina che le voleva bene.
In realtà la deposizione di Liala, poi si è dimostrata double face, se si considera che quanto ha affermato sotto giuramento sposta di quaranta minuti l’uscita di casa di Sarah, la quale avrebbe risposto all’sms della cugina Sabrina per il mare alle 13 e 30 e non alle 14 e 10, perchè Liala, o meglio sua madre, avrebbe visto a quell’ora Sarah proprio all’angolo della loro casa sulla stessa traiettoria del villino dei Misseri, giusto all’incrocio del loro angolo di strada.
In pratica, i muri confinanti della due abitazioni garantivano la visuale in tutto e per tutto, tanto da stabilire con certezza che la quindicenne indossava la maglietta rosa e non quella nera, indossata da Sarah la mattina, a dimostrazione che gli abiti dell’omicidio coincidono con quelli avvistati dalla mamma di Liala, e che Sarah sarebbe ritornata a casa per cambiarsi, fissando dunque in modo quasi definitivo l’orario della morte con la politica di depistaggio posta in essere da Sabrina dalle 14 in poi.
Insomma l’accusa incassa un punto a suo carico, sebbene la testimonianza di Liala è de relato, cioè non servirebbe a nulla se non fosse supportata dalle dichiarazioni della madre della ragazza ascoltata ieri.
Poi la stessa ha aggiunto che già da un anno i rapporti dei coniugi Misseri, Cosima e Michele erano tesi a causa dell’eccessiva e perdurante rabbia di Michele, con relativo volo di piatti al seguito, confidata da Sabrina a Liala con una certa stanchezza, cosa che supporta la difesa nello spostare il piano della responsabilità assoluta dell’omicidio sul contadino per la morte di Sarah.
La signora Concetta, la mamma di Sarah, non condivide la ricostruzione fatta da Liala e, nel corso di diverse dirette televisive nei contenitori pomeridiani rai e Mediaset, resta convinta che la morte della figlia sia da attribuire a qualche segreto condiviso dalle due ragazze, nipote e figlia, sfociato nella decisione incontrollata di tappare la bocca a Sarah e per sempre.
Colpo si scena in aula, poichè l’avvocato di Sabrina chiede di poter rimuovere un giudice popolare colpevole di aver pronunciato frasi ingiuriose verso Sabrina rivolte ad una teste chiaramente dalla parte della ragazza, accusata insieme alla madre della morte di Sarah. Le frasi registrate sono state fatte ascoltare in aula, tanto da costringere il giudice popolare alle dimissioni.
Si apre, dunque la fase finale del processo che ha monopolizzato l’attenzione del mondo negli ultimi due anni, con una Corte di Assise particolarmente attenta e coscienziosa nello svolgimento delle indagini, quanto capillare avendo acquisito quanto necessario per formulare un giudizio che lascia tutti in attesa.
Mimmo Palummieri