martedì 24 settembre 2024


31/01/2013 09:05:51 - Provincia di Taranto - Attualità

Stipendi a rischio, allarme dei sindacati

 
Non bastano «esigenze particolari» o «dichiarazioni di intenti» per ottenere lo sblocco di merce sequestrata perchè prodotta con gli impianti dell'area a caldo sotto sigilli, per di più quando quei beni dovrebbero tornare nelle mani di persone indagate, qual è il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante: non usa mezzi termini il gip Patrizia Todisco nella sua ultima ordinanza, notificata oggi all'azienda siderurgica. Il giudice ha così firmato l'ennesimo no alla richiesta Ilva del 22 gennaio di dissequestrare i prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto, vincolandone il ricavato al pagamento degli stipendi, alle opere di risanamento degli impianti previste dall'Aia e a quanto altro necessario per la sopravvivenza dell'azienda.
 
Nel provvedimento (un paio di pagine) il gip fa altre due sottolineature. La prima è che «invocare la istituzione della figura del Garante» dell'attuazione dell'Aia per dare certezza alla destinazione del ricavato della vendita dei prodotti eventualmente dissequestrati, come fa l'Ilva nella richiesta, non modifica le condizioni che hanno portato al sequestro preventivo nè la disciplina che regola la stessa misura cautelare reale. La seconda è che, fino a quando la Consulta non si pronuncerà sulle questioni di legittimità sollevate da giudici sulla legge 231 Salva-Ilva, qualunque istanza al gip di dissequestro dei prodotti basata esclusivamente sulle norme impugnate non potrà avere una decisione nel merito perchè il giudizio è sospeso.
 
Il gip non ha ritenuto invece di sollevare nuovamente questione di legittimità costituzionale sulla legge 231, così come aveva chiesto la Procura. Del resto, proprio oggi sul tavolo della Consulta è arrivata l'ordinanza di rimessione degli atti firmata dallo stesso gip il 22 gennaio, con la quale sollevava proprio i dubbi di legittimità della legge che, a suo parere, violerebbe 17 articoli della Costituzione. La notizia del no al dissequestro dei prodotti (per l'azienda un milione e 800mila tonnellate circa, valore commerciale un miliardo di euro) è subito rimbalzata a Roma e nel giro di poche ore è saltato l'incontro Ilva-governo previsto per stasera a Palazzo Chigi. L'azienda sarebbe impegnata a risolvere il problema della liquidità economica.
 
Il nodo stipendi. Nel frattempo le segreterie Fim, Fiom, Uilm di Taranto hanno chiesto alla direzione Ilva di Taranto un incontro per discutere del pagamento degli stipendi (la data di erogazione è il 12 febbraio) e del piano operativo per attuare l'Autorizzazione Integrata Ambientale, con particolare riferimento al personale da coinvolgere nei lavori di risanamento e innovazione degli impianti. Sempre da fonti sindacali si è appreso che l'Ilva sta procedendo, in base all'Aia, alla chiusura delle batterie 3 e 4 del reparto cokerie. Nella vicenda Ilva, la Regione Puglia «ha lavorato per evitare conflitti tra poteri dello Stato» ha ricordato oggi intanto da Roma il governatore pugliese Nichi Vendola, aggiungendo che «l'orizzonte della Regione rimane comunque quello del diritto alla salute e la riqualificazione ambientale, ma anche il miglioramento degli impianti siderurgici - che sono vetusti - e la riqualificazione delle risorse per gli ammortizzatori sociali per quei lavoratori che dovranno sospendere l'attività».
 
 
Paolo Melchiorre
Ansa










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