martedì 26 novembre 2024


31/01/2013 09:10:45 - Provincia di Taranto - Attualità

Ecco la lettera: «Taranto e la sua provincia sono diventate la “terra della diossina e del cancro”»

 
«Preg. mo Presidente Vendola,
solitamente, quando inizia un nuovo anno, si definiscono i percorsi politico-istituzionali e si programmano e pianificano le politiche di gestione del territorio dei prossimi dodici mesi. Tuttavia, per noi imprenditori tarantini già trenta giorni sono un lasso di tempo lungo, considerata la precarietà che da qualche tempo sta caratterizzando i rapporti tra le istituzioni, la politica, le forze socio-economiche.
E’ come se vivessimo su un terreno paludoso pieno di insidie che da un momento all’altro può trasformarsi in mostro famelico ed ingoiare nelle sue sabbie mobili ciò che incontra sul suo percorso. Una sorta di tributo che si sta consumando nel silenzio assordante della politica e delle istituzioni. La vicenda dell’Ilva, sta contribuendo a mietere vittime – le piccole imprese- di cui nessuno mai parla e che finiscono i loro giorni nel silenzio dei media e dell’opinione pubblica. Sono le 1100 imprese del Terziario che hanno cessato di vivere nei primi nove mesi del 2012.
I mesi che verranno probabilmente saranno anche peggiori.
 
Per il resto del Paese, Taranto e la sua provincia è una terra malata, la ‘terra della diossina e del cancro’ dalla quale è meglio tenersi alla larga. La immagine del territorio delineata in mesi e mesi di prime pagine su stampa e tv nazionali sta impoverendo la nostra economia, e sta svuotando di valore le nostre produzioni agricole, il nostro mare, i nostri centri storici, le nostre bellezze, le nostre attività imprenditoriali, i nostri sacrifici, forse più di quanto non abbia fatto l’inquinamento stesso della grande industria.
A tutto ciò, Presidente, fin’ora non è stato opposto nulla né da parte dal Governo, né della Regione. Non un piano di marketing, non un’ iniziativa mirata a mitigare la tragedia che si sta consumando silenziosamente sul nostro territorio e sulla pelle degli imprenditori e dei lavoratori delle attività del commercio e del turismo.
Se è vero che Taranto deve costruire -valorizzando il mare, le produzioni agroindustriali, i beni culturali- percorsi economico/produttivi alternativi alla grande industria, e se è vero che la politica è convinta che questa sia la strada da intraprendere, come lei stesso, Presidente, più volte nei suoi interventi pubblici ha dichiarato, le domandiamo come è possibile che ancor oggi si possa consentire di pensare al mare come ad una possibile discarica di acque reflue solo perché l’investimento pubblico è stato già programmato in tal senso? Come è possibile pensare che il territorio possa continuare ad essere all’attenzione dei grandi gruppi industriali per nuovi investimenti, fortemente pregiudiziali sul piano ambientale? Come è possibile che non esistano riferimenti giuridici in grado di esercitare la tutela del paesaggio agricolo nella terra del Primitivo, dove fra un po’ gli impianti di energie ‘pulite’ – ma, soprattutto vantaggiose per pochi - cancelleranno vigne, ulivi e masserie? Come è possibile che un prodotto di pregio come la ‘cozza di Taranto’, celebrata in Italia e all’Estero, lasci la sua casa naturale il ‘Mar Piccolo’ perché chi ha inquinato -e non si tratta di una industria privata!- e contribuito a distruggere quel mare continua a non volersi assumere le proprie responsabilità? Come è possibile che Taranto che continua a non avere un aeroporto -o meglio lo avrebbe, ma si preferisce tenerlo chiuso!- sia vergognosamente tagliata fuori dai collegamenti ferroviari nazionali? Come può accadere che per raggiungere strutture turistiche del territorio, potenzialmente in grado di ospitare migliaia di turisti all’anno, occorrano due ore di bus dagli aeroporti di Brindisi e Bari?
Domande che esprimono la rabbia degli operatori del territorio, delle organizzazioni di categoria (Federalberghi, Fipe, Sib), e di chi comunque ancora vuol credere nella possibilità di   un modello alternativo di sviluppo economico.
Lizzano, Pulsano, Massafra/Palagiano, Taranto: una storia infinita di depuratori, scarichi a mare già esistenti ma non autorizzati,iter amministrativi incompleti, impianti mal funzionanti, progetti non condivisi dalle amministrazioni e dalle comunità locali. Per non parlare poi delle altre situazioni derivate da cause naturali (la corrosione delle coste, l’appiattimento delle dune, l’esondazione di corsi d’acqua), e dalle politiche pubbliche di sviluppo del settore a partire dalla inadeguatezza e dalla mancanza di infrastrutture che valorizzino il turismo costiero (strade, approdi nautici, impianti sportivi etc.) dei 40 km di litorale jonico-tarantino.
Presidente, il peso del PIL turistico su quello totale regionale è in crescita, nel 2011 ha superato -sostiene la Regione- quello del 2010 (pari al 7,7%), le previsioni per gli anni a venire parlano di un 9,7 nel 2015, ma le aree che pesano di più restano il Salento ed il Gargano, e su queste la Regione ha investito, e continua a farlo, ingenti risorse a sostegno del comparto. In altre, come la provincia di Taranto, non abbiamo visto granché né nel passato e né ora che il morto lo abbiamo in casa.
Il modello di sviluppo adottato, e per decenni sostenuto nel territorio provinciale, è stato orientato in una direzione di marcia esclusivamente industrialista. La presenza della grande industria e la pregiudiziale ambientale hanno condizionato la crescita del comparto del turismo provinciale ed hanno contribuito ad accentuare il divario competitivo tra la destinazione turistica ‘Taranto e territorio provinciale’ e le altre destinazioni regionali. Si tratta di recuperare questo gap, privilegiando interventi che rimuovano gli impedimenti che hanno sin’ora limitato la crescita del settore.
Ora che il sistema economico-produttivo predominante ha completamente svelato tutte le sue fragilità, è necessario sviluppare condizioni alternative di contributo alla ricchezza e alla occupazione nella provincia jonica ed incentivare nuovi investimenti in vari ambiti collegati al turismo, all’agroindustria, all’artigianato. Se ne parla da anni, ma le problematiche restano in sospeso, le grandi come le piccole.
 
E veniamo e ciò che andrebbe fatto già domani – elezioni permettendo (un’ennesima iattura per Taranto!!)- perché ci preoccupa l’imminenza. Poche cose, ma immediate e concrete, perché quel che temiamo è la reazione dei mercati alla caduta di immagine che ha subito la provincia jonica, soprattutto negli ultimi mesi. Abbiamo necessità che la Regione si attivi ed adotti per Taranto e la sua provincia una strategia di marketing e di comunicazione già per i prossimi appuntamenti fieristici del turismo (febbraio), non si può continuare a navigare a vista. Abbiamo necessità di avere interlocutori certi (più che mai in questo clima elettorale) che seguano con particolare attenzione le problematiche del territorio. Scusi, ma Le dobbiamo ricordare che proprio Lei in occasione di Mediterre 2011 ci assicurò che avrebbe personalmente seguito le problematiche del settore turistico - balneare. Crediamo di avere il diritto di chiederLe, al di là del suoi impegni romani,di poterLa incontrare personalmente e fissare con Lei un percorso ed un crono programma di attività da mettere in cantiere.
Crediamo di poterLe chiedere di riservare un’attenzione speciale al nostro disastrato territorio.
 
 
LE RICHIESTE A BREVE TERMINE DI CONFCOMMERCIO
•        politiche di gestione degli impianti di depurazione delle acque reflue che abbiano come obiettivo: la salvaguardia, la tutela del territorio e dell’ambiente marino; la tutela della salute dei cittadini; che non ostacolino la continuità operativa e lo sviluppo dell’economia del turismo e delle imprese balneari;
•        programmi di intervento per la tutela delle coste, finalizzati a contrastare l’incalzante   fenomeno dell’erosione costiera;
•        politiche di controllo delle attività extralberghiere ai fini della regolamentazione e monitoraggio del settore;
•        interventi volti a rilanciare l’offerta turistica del territorio e a ‘compensare’ il calo di appeal della destinazione turistica provinciale ‘Taranto’, dovuto alle note problematiche ambientali;
•        interventi volti a promuovere – attraverso una campagna di comunicazione di emergenza (come per i roghi del Gargano, del 2010)- l’offerta turistica del Tarantino.










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