Ma i fondi incassati dalla vendita finiranno in un fondo vincolato
Sentita la Corte Costituzionale, che ha giudicato inammissibili i ricorsi presentati dalle parti sulla legge salva-Ilva 231, il Gip Patrizia Todisco, con un’ordinanza depositata ieri, accoglie la richiesta della Procura di Taranto relativamente alla vendita dell’acciaio depositato presso il porto e perciò esposto ad ogni forma di deterioramento.
Il Gip ha disposto che siano i quattro custodi giudiziari nominati il 26 luglio scorso, Mario Tagarelli, Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento a provvedere alla vendita del milione e ottocentomila tonnellate di coils, tubi e bramme sequestrate dai finanzieri in quanto “prova di reato”, conseguenza diretta dell’attività illecita e nociva dello stabilimento siderurgico del Gruppo Riva in data 26 novembre.
Il Gip ha infatti ritenuta ammissibile la richiesta della Procura allo scopo di evitare che successivamente, il complesso sia costretto a vendere materiale già compromesso qualitativamente parlando e perciò già deprezzabile.
Inoltre, la richiesta della vendita dell’acciaio potrebbe essere utile ad evitare la cassa integrazione per 350 operai, a provvedere ai primi investimenti per la conversione degli impianti, per non parlare degli eventuali risarcimenti che l'azienda Ilva dovrà riconoscere alle vittime dichiarate, liberando i moli dalle ingombranti tonnellate di acciaio già prodotto a partire dal 3 dicembre, data che coinciderebbe con l'autorizzazione al funzionamento degli impianti dell'area a freddo.
Il Gip ha per lo più considerato che l’eventuale vendita di materiale deteriorato danneggerebbe i compratori, e risulterebbe compromessa la possibilità da parte del colosso di una maggiore commercializzazione.
Il Gip, però, rende indisponibili i proventi della vendita dell’acciaio, che andrebbero a confluire in un conto vincolato confiscato di fondo spese, sino a quando la procedura processuale attualmente aperta ai danni dell'Ilva, non seguirà il suo corso.
Insomma, decisamente un passo avanti.
Mimmo Palummieri