“Non potete condannare – ha detto Marseglia rivolgendosi alla Corte – se non si sa perchè la povera Sarah è stata uccisa”
Condannare Sabrina Misseri per l’uccisione della cugina Sarah Scazzi sarebbe “un errore giudiziario”, mentre il padre Michele Misseri, che da due anni si addossa la responsabilità del delitto e della soppressione del cadavere, nel corso delle investigazioni ha “subito pressioni da tutti quelli che dicevano di sapere già cosa era successo, ritenendo che Sabrina fosse coinvolta”.
Così l’avvocato Nicola Marseglia, uno dei legali di Sabrina, nell’ultima arringa al processo per l’omicidio della quindicenne di Avetrana si è rivolto alla Corte di Assise di Taranto sostenendo l’assoluta estraneità al delitto della sua assistita, imputata dell’uccisione di Sarah insieme alla madre, Cosima Serrano.
Il legale ha contestato il contenuto delle deposizioni dei principali testimoni d’accusa. “Mariangela Spagnoletti – ha detto ad esempio – non ha mai dichiarato che, quando arrivò dinanzi a casa Misseri quel 26 agosto, Sabrina era agitata”. Di contro, “deve essere provato” che Michele Misseri, il cui comportamento è stato “a metà tra il moralmente condivisibile e l’utilitaristicamente appetibile”, quando ha accusato Sabrina ha voluto rompere un “patto famigliare” che prevedeva invece solo l’autoaccusa del capofamiglia.
Così come, per Marseglia, sia dalle deposizioni dei testi che dalle intercettazioni emergerebbe una “logicità” di comportamenti da parte di Sabrina e non un suo coinvolgimento nel delitto.
Il difensore di Sabrina ha criticato i risultati dell’autopsia eseguita dal prof. Luigi Strada (“farneticazioni medico-legali passate come dato scientifico”) ed ha parlato di “suggestioni e forzature nell’approccio alle fonti di prova pregiudizialmente negativo per Sabrina”.
Infine la insussistenza del movente dell’omicidio.
“Non potete condannare – ha detto Marseglia rivolgendosi alla Corte – se non si sa perchè la povera Sarah è stata uccisa”.