martedì 24 settembre 2024


12/04/2013 13:22:24 - Provincia di Taranto - Attualità

L’intervento di Leonardo Giangrande

 
Capitale europea della Cultura. Taranto lancia il guanto della sfida, e lo fa a distanza di poco meno di due anni dall’annuncio della candidatura del centro storico di Taranto – meglio conosciuto come ‘Città vecchia’- al patrimonio mondiale dell’Unesco. Una provocazione? Perché porre un limite alle ambizioni, e perché non tentare di controbilanciare il danno subito dal capoluogo jonico, dopo mesi e mesi di una campagna mediatica che ne ha devastato l’immagine, spiccando il volo direttamente dal piano attico. 
Due candidature ambiziose che – secondo i soliti detrattori che circolavano l’altro ieri nelle ultime file del Salone degli Specchi di Palazzo di Città, dove avveniva la presentazione della nuova candidatura- hanno il sapore della provocazione in un momento in cui il resto del Paese immagina Taranto come una sorta di città off limits (modello Chernobyl) dalla quale è meglio stare alla larga. Candidature che probabilmente fanno arricciare il naso ad altre città contendenti, convinte di avere più titolo per ambire ad entrare nelle prestigiose short list. Ma, se saremo uniti, e se lavoreremo bene per questo obiettivo – ha spiegato ieri il sindaco di Bari, Emiliano, grande mentore della nomination- nel 2019 la capitale della Magna Grecia avrà il suo meritato riconoscimento.
«Concetto che –commenta il presidente provinciale di Confcommercio, L. Giangrande- che non fa una piega: il lavoro di squadra, se fatto bene, premia, e Taranto da questo percorso non ha che da trarre vantaggi. Dunque, ben vengano tutte le candidature, da quelle in itinere a quelle future. Attenzione però a non perdere di vista la meta ed a non eccedere in voli troppo alti, il rischio in agguato è quello di fare la fine di Icaro, se non si è bene attrezzati. Città Vecchia è splendida, affascinante ed unica con il suo dedalo di viuzze ed i suoi angoli nascosti, ma è altrettanto degradata e non solo dal punto di vista architettonico, ma nel suo tessuto socio-economico. E’ un contesto urbano che presenta condizioni abitative difficili, povero di servizi essenziali, particolarmente carente sotto l’aspetto della sicurezza, è di appena pochi giorni infatti fa l’ennesimo attentato nei confronti di un ristorante di via Cariati. Un ambito urbano di degrado fisico e disagio sociale nel 2011 già individuato (assieme al Borgo) nell’area obiettivo dei Piani integrati di rigenerazione urbana di Città (PIRU) ai fini dell’avviso pubblico regionale (Azione 7.1.1). All’atto deliberativo del Consiglio comunale fece seguito un Protocollo d’intesa tra l’Ente e cinque rappresentanze di categoria – tra esse Confcommercio - al fine di attivare il sistema dei centri commerciali naturali. Insomma progetti su progetti, e chissà quanti altri ve ne sono, tutti mossi da lodevoli obiettivi di cui però nel tempo si perdono le tracce.
Il nostro punto di vista – conclude Giangrande - è che utile programmare e mirare a traguardi alti, ma occorre nel frattempo agire, portate avanti la politica dei piccoli passi, non perdendo di vista l’aggancio con la quotidianità, con i piccoli ma grandi problemi dei residenti e degli imprenditori che vivono la loro realtà lavorativa in questi contesti. Sei mesi per un commerciante che conduce ogni giorno la sua battaglia quotidiana con il calo dei consumi, il fisco e le banche sono già molti, e se non siamo in grado di assicurare i servizi base (parcheggi, pulizia, decoro, illuminazione pubblica e sicurezza), come potremo ambire a divenire capitali europee della cultura nel 2019?».










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