AVETRANA – Omicidio Scazzi, conto alla rovescia verso la sentenza: la Corte è in camera di consiglio
Dopo 15 mesi e 52 udienze ora manca solo la sentenza
Il dolore di una famiglia, quella di Sarah, «consegnato» nelle mani della Corte in attesa di una risposta dalla giustizia italiana «che non sia muscolare nè una vendetta»; l’appello dei legali di Sabrina Misseri a non condannare non essendoci la certezza «oltre ogni ragionevole dubbio» della sua colpevolezza; l’invito ad assolvere Cosima perchè nel processo «la sua posizione ha avuto uno spazio così risibile che non si comprende come possa trovarsi accusata di omicidio».
Dopo 15 mesi e 52 udienze, al processo per l’uccisione della quindicenne di Avetrana Sarah Scazzi, strangolata e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010, ora manca solo la sentenza.
Alle 17,30 di ieri la Corte di Assise di Taranto (presidente Cesarina Trunfio, a latere Fulvia Misserini) si è ritirata in camera di consiglio; il verdetto arriverà non prima di due-tre giorni.
«Mi attendo una sentenza inflessibile», ha detto la mamma di Sarah, Concetta Serrano, lasciando l’aula 'Alessandrinì del Palazzo di giustizia. Concetta ha seguito quasi tutte le udienze, oggi con lei c'erano il marito, Giacomo Scazzi, e anche il loro figlio Claudio. Una famiglia compatta che «non è venuta qui a raccattare giustizia» ha detto uno dei suoi legali, l’avv. Nicodemo Gentile, replicando in aula. E ancora, una famiglia che «attende dalla giustizia italiana una risposta che non sia muscolare nè una vendetta».