Botta e risposta fra l’ambientalista Mimmo Carrieri e l’assessore Corrado Agusto
Le condizioni di salute di Giuseppe, un indigente di Sava che vive in precarie condizioni igieniche in uno stabile abbandonato del Comune (ciò che resta di uno spogliatoio di un campetto di calcetto), continua a far discutere.
«In un paese civile, come lo è Sava, non è concepibile assistere all’indifferenza dimostrata dai rappresentati delle istituzioni locali nei confronti delle persone più deboli e abbisognevoli di aiuto» afferma, in una nota, l’ambientalista Mimmo Carrieri, che ha preso a cuore le sorti di Giuseppe. «Sono del parere che il “fallimento” della vita di una persona non può essere condannata dalla società, ma aiutata affinché questa, dagli errori commessi (a volte anche perché spinti dalla disperazione e dalla solitudine), possa trarne insegnamento e redimersi».
Giuseppe, affetto da diverse patologie (tra le quali una grave forma di “diabete” che richiede la somministrazione di quattro dosi giornaliere di insulina), sopravvive in «condizioni pietose in un rudere pericolante, sprovvisto di infissi, porte, acqua, servizi igienici, ed energia elettrica» ricorda Carrieri. «Giuseppe percepisce una pensione di invalidità di circa 280 euro mensili, che gli dà il diritto ad usufruire di un pasto al giorno nei locali mensa della Chiesa Madre gestita dal volontariato. Il diabete sta mettendo a rischio la gamba sinistra dello sventurato, che si presenta gonfia e con piaghe che si stanno estendendo. Le condizioni di questo sfortunato “essere umano” peggiorano giorno dopo giorno nella più assoluta indifferenza da parte di coloro (Servizi Sociali in particolare), che già sarebbero dovuti intervenire in suo aiuto e non lo hanno ancora fatto. O, se lo hanno fatto, è stato solo per peggiorare ulteriormente le cose».
Sin qui l’accusa di Carrieri, al quale replica l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Sava, Corrado Agusto.
«Abbiamo più volte chiarito la posizione del Comune in merito a questa vicenda» afferma Agusto. «Il signor Giuseppe fa parte di un nucleo familiare. La moglie, che vive al settentrione, più volte ha manifestato la disponibilità a riaccoglierlo nella propria abitazione. Di fronte ad una situazione del genere, il Comune non può spendere dei soldi per accollarsi le spese del ricovero in una struttura. Peraltro, in passato mi risulta sia stato fatto, ma Giuseppe, che è uno spirito libero, è scappato via dopo qualche settimana. Mi risulta anche che, qualche mese fa, gli era stato permesso di vivere in un locale commerciale del centro di Sava, che ben presto è diventato un punto di riferimento per tossici ed altra gente senza un tetto fisso. Dopo poco tempo, Giuseppe gli altri sono stati cacciati da questo locale, ma all’indigente in questione sono stati sottratti tutti i risparmi. Per quanto riguarda la situazione clinica attuale, credo che debbano essere gli enti che si occupano di sanità ad intervenire. Una soluzione per questo caso? A Giuseppe piace essere libero. Secondo me, invece di speculare su questa vicenda, bisognerebbe convincerlo a recarsi dalla moglie».