martedì 24 settembre 2024


29/06/2013 10:20:20 - Provincia di Taranto - Attualità

La relazione dell’osservatorio economico di Confcommercio

 
Il rinvio dell’aumento dell’IVA di tre mesi deciso dal Governo, è da considerare un primo risultato positivo, ma ci aspettiamo che il Governo trovi le risorse per renderlo definitivo, così come richiesto da mesi con determinazione dalla Confcommercio. La nostra Associazione, insieme alle altre di Puglia, continuerà per questo la raccolta di firme avviata, che sta incontrando grande condivisione. D’altra parte è difficile non prendere atto del fatto che nel mese di Aprile si è registrata l’undicesima riduzione consecutiva dell’indice delle vendite al dettaglio, con cali che interessano ormai da mesi, ed in modo consistente, anche i prodotti alimentari (-2,14 nei primi quattro mesi del 2013).
Una situazione drammatica che è naturale conseguenza di una perdurante crisi dei bilanci delle famiglie e delle imprese, ormai allo stremo.
La situazione locale è certamente peggiore rispetto alla media nazionale e quasi sempre regionale, così come è possibile evincere da una analisi effettuata dal centro studi Confcommercio sulla Puglia alcune settimane fa.
Il tasso di disoccupazione in provincia di Taranto è cresciuto nel periodo 2007/2012 dal 9,7% al 15,1%, peggior dato dopo quello di Foggia.
La riduzione del nostro PIL per abitante è stata del -5,5 (solo Brindisi ha fatto peggio con il -6,3) mentre sono stati molto migliori le performance di Foggia -0,8 di Bari -1,9 e di Lecce -2,1.
Per il 2013 si prevede che Taranto farà anche peggio di Brindisi.
L’altro dato che, specie per il commercio, ha grandissima rilevanza è quello dell’andamento dei consumi. Nel 2012 Taranto ha registrato una riduzione dei consumi del -5,5% contro il -3,3 di Foggia, il -3,9 di Bari, il -4,2 di Lecce..
Peggio di noi solo Brindisi -6,9 che, anche questa volta, secondo le previsioni, ci lascia la maglia nera nel 2013. D’altra parte in assoluto siamo la provincia pugliese di gran lunga ultima per consumi procapite.
L’andamento delle aziende, non si discosta mai, naturalmente, da quello dell’economia.
La elaborazione del centro studi Confcommercio (su dati Movimprese) ci dice che nel 2012 il commercio ha perso -275 imprese, così come un -40 si è registrato nei servizi di alloggio e ristorazione ed un -158 negli altri servizi. Non meglio sono andati gli altri settori.
È dalla sintesi di questi diversi indicatori, e non dalla lettura di uno solo di essi, che si legge un territorio in gravissima sofferenza che più degli altri stenta a trovare la strada di una seppur lenta ripresa ripiegato com’è sulla speranza di nuovi investimenti pubblici dello Stato, piuttosto che sull’avvio di una azione collettiva finalizzata ad intraprendere nuovi percorsi di sviluppo, semmai diversificando rispetto alla nonocultura dell’acciaio di cui siamo stati evidentemente schiavi e puntando su altri settori (servizi, commercio, artigianato, turismo, cultura)
 
La sofferenza dei settori che Confcommercio rappresenta a Taranto è sotto gli occhi di tutti ed è rappresentata dalle centinaia di saracinesche chiuse, ormai non solo nelle periferie del capoluogo o dei comuni della nostra provincia, e dalle sempre più scarse frequentazioni delle nostre più rinomate località turistiche.
 Prendere atto con realismo della drammatica situazione non vuol dire rassegnarsi ad essa, così come stanno dimostrando le imprese del commercio e del turismo di Confcommercio promuovendo se stesse ed il territorio con continuità e sacrificio. Vuol dire richiamare tutti ad un senso di responsabilità e ad un impegno comune che veda al centro dell’attenzione degli enti pubblici e delle forze sociali i temi del lavoro, della salvaguardia delle imprese e dello sviluppo economico e sociale.
Far passare situazioni diverse potrebbe distrarci da quello che è il nostro primo obiettivo, per il quale da tempo chiediamo agli enti locali un’attenzione particolare verso le piccole imprese attraverso una necessaria riduzione della pressione tributaria ed una qualificazione dei servizi ed un impegno serio verso il miglioramento della dotazione infrastrutturale e della promozione del territorio.
È una strada che al momento non ci sembra essere stata intrapresa, forse perché non vi è ancora piena consapevolezza di come debba cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo economico se vogliamo dare prospettive di recupero nel medio lungo periodo alla nostra provincia.










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