Mitilicoltura: dall’inquinamento alla burocrazia. I problemi per gli operatori di questo settore produttivo non finiscono mai
Superato il problema dell’inquinamento, con il trasferimento degli impianti in Mar Grande, c’è ora l’altro l’altro grosso nodo della ‘classificazione’ delle acque. Operazione che procede però a rilento secondo i tempi ‘tecnici’ della pubblica amministrazione, purtroppo ancora una volta diversi da quelli della impresa. Il prodotto già pronto per essere messo sul mercato (quest’anno, informano gli operatori, è di ottima qualità) rischia di essere mandato al macero perché l’operazione di classificazione potrebbe protrarsi sino ad ottobre. Il condizionale è d’obbligo perché si tratta di trovare una soluzione tecnica – come Regione e Comune ipotizzano- per scongiurare tale iattura.
L’auspicio è che i soggetti coinvolti (Regione, Comune, Dipartimento di prevenzione dell’ASL di Taranto) si dispongano con la massima solerzia, a voler individuare un percorso che consenta, dopo anni di sofferenza del comparto, la commercializzazione delle cozze che – lo ripetiamo- quest’anno sono di buona pezzatura ed ottimo sapore, ed attendono solo di essere messe in vendita. Settembre, o addirittura ottobre, potrebbe essere già tardi.
Detto ciò resta apertissimo il tavolo regionale di confronto e di lavoro sul futuro del settore. Le categorie degli operatori (aderenti a Confcommercio, AGCI Pesca, Lega Pesca, Unci Pesca, Claai) condividendo il percorso avviato dall’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni, riguardo al programma che investe la filiera produttiva del settore ittico e che intende approdare alla estensione del marchio di qualità ‘Prodotti di Puglia’ anche alla mitilicoltura. Programma che richiede tuttavia una visione del comparto globale e che necessita di una completa condivisione dei percorsi messi in campo dai soggetti istituzionali interessati (Comune, Asl , etc) , e qui si pone la questione del Piano delle Coste, strumento più che mai necessario.
Infine, problema altrettanto importante la ‘bonifica del Mar Piccolo’ e naturalmente la individuazione delle fonti inquinanti. D’accordo il marchio, ma non dimentichiamo che la vera ‘cozza di Taranto’, quella conosciuta nel mondo, è quella prodotta in Mar Piccolo, ma ovviamente se non si eliminano le cause dell’inquinamento, del mitico bivalve del Mar Piccolo rimarrà solo il ricordo.