lunedì 25 novembre 2024


23/08/2013 09:19:54 - Provincia di Taranto - Attualità

 Benchè la produzione del primo seno di Mar Piccolo sia stata trasferita in una nuova area, non inquinata, in Mar Grande per consentirne il completamento della maturazione, il fatto che occorrano preliminarmente sei mesi di analisi continuate delle acque, fa sì che le cozze non possano essere vendute nonostante da settimane siano pronte per il mercato

L'assessore Nardoni respinge la richiesta del sindaco Stefàno di ridurre da sei a quattro i mesi di controlli necessari prima di rilasciare il nulla osta alla commercializzazione. "Se aspettiamo ancora i nostri prodotti saranno da buttare" protestano i produttori

Come già accaduto nell'estate del 2011 e del 2012, quando una parte significativa della produzione delle cozze di Taranto - quella allevata nel primo seno di Mar Piccolo, è stata distrutta perchè gravemente contaminata dagli inquinanti di origine industriale come pcb e diossina, così anche quella del 2013 rischia di subire la stessa sorte.

Benchè la produzione del primo seno di Mar Piccolo sia stata trasferita in una nuova area, non inquinata, in Mar Grande per consentirne il completamento della maturazione, il fatto che occorrano preliminarmente sei mesi di analisi continuate delle acque, fa sì che le cozze non possano essere vendute nonostante da settimane siano pronte per il mercato. Al momento, infatti, la caratterizzazione delle acque, prevista dalle norme igienico-sanitarie, è stata effettuata solo per quattro dei sei mesi previsti. E ora, dicono i militicoltori, tenere le cozze in mare per altri due mesi significa rendere il prodotto invendibile condannandolo di nuovo al macero.

Le analisi delle acque nella nuova zona di Mar Grande dove è stata trasferita la produzione di cozze del primo seno di Mar Piccolo, stanno rivelando l'assenza di inquinamento. Si dia quindi il via libera alla vendita del prodotto con una deroga alle norme in modo da evitare una nuova distruzione di mitili e un danno economico agli operatori. E' stata questa la proposta che giorni fa il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, ha avanzato al governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, cui ha chiesto di fermare eccezionalmente le analisi delle acque a quattro mesi anzichè ai previsti sei.

Oggi, però, la Regione respinge ufficialmente la proposta del sindaco. "E' noto a tutti - dichiara Fabrizio Nardoni, assessore regionale alle Risorse agroalimentari - che la Regione Puglia, in questo caso particolare, è tenuta a seguire e ad osservare le normative nazionali che, a loro volta, rispecchiano le direttive comunitarie. In caso di inosservanza - dice Nardoni - la Regione Puglia potrebbe incorrere negli ammonimenti della Ue e in gravi sanzioni pecuniarie che finirebbero per rendere meno agevole il delicato percorso per alleviare la crisi dei mitilicoltori".

Per la Regione Puglia, "vi è poi una questione di carattere  igienico-sanitario che pure va tenuta in considerazione. Che cosa succederebbe nel caso vi fosse una patologia imputabile al consumo dei mitili? Naturalmente, nel rispetto delle normative vigenti e in un clima di serena e proficua collaborazione istituzionale, non lascerò nulla di intentato, e il mio impegno sarà massimo pur in questo periodo feriale - conclude l'assessore Nardoni -, per tentare di accorciare i tempi "tecnici" e consentire la tempestiva commercializzazione del prodotto dei mitilicoltori".











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