Rino Giangrande: «L’intervento sul depuratore dell’assessore di Avetrana Antonio Minò denota la contraddizione che esiste all’interno della giunta avetranese. Mentre Minò sostiene che occorre individuare un sito alternativo, solo pochi giorni fa, invece, il sindaco Mario De Marco, nel corso di un convegno pubblico a Torre Colimena, concordava con il collega di Manduria Roberto Massafra sulla tesi che lo spostamento dalla zona Urmo dell’impianto non fosse più possibile»
Il depuratore consortile di Manduria e Sava continua a discutere e a dividere. Il presidente dell’associazione “Grande Salento”, Rino Giangrande, interviene nel dibattito a distanza in atto per stigmatizzare la posizione di Antonio Minò e per evidenziare alcuni passi in avanti compiuti dalla Regione Puglia in tema di riuso a fini irrigui dei reflui sanificati.
«Siamo d’accordo con Minò solo sulla sua determinazione a lottare per spostare altrove l’impianto. Peccato, però, che la posizione di Minò sia incoerente, miope e strumentale» è l’opinione di Giangrande, che poi argomenta le sue critiche. «Incoerente sulla difesa del territorio in quanto Minò è uno strenuo sostenitore di un mega impianto di recupero inerti, capace di spaccare la sua stessa maggioranza. Miope e strumentale perché non riconosce tutte le modifiche intervenute nelle posizioni della Regione, che ha sostituito l’assessore Fabiano Amati, da tutti noi molto contestato, e che ha nominato una commissione consiliare unitaria per sostenere la richiesta, fatta propria dai parlamentari pugliesi ed illustrata al Ministro dell’Ambiente Orlando, finalizzata ad ottenere la deroga a sversare l’acqua eccedente nei pozzi sperdenti capaci di frenare la desertificazione e l’intromissione dell’acqua salata nella falda acquifera del sottosuolo. La Regione ha poi stanziato 3 milioni di euro per rendere riutilizzabile la rete irrigua dell’Arneo e, attraverso l’assessore regionale Fabrizio Nardoni, ha firmato un protocollo d’intesa sul riuso delle acque reflue a fini irrigui per l’agricoltura, a fini industriali e a fini civili, oltre alla possibilità di finanziare la costruzione di piccoli e medi bacini per l’accumulo.
Non è, ancora, una dichiarazione di chiusura netta e decisiva allo scarico a mare, ma sono fatti che vanno nella direzione giusta».
Rino Giangrande torna a soffermarsi, infine, su un aspetto forse ancora troppo sottovalutato.
«Sull’attuale sito pesa come un macigno il dubbio che ci sia un alto rischio idrogeologico non ancora segnalato da Manduria, Se confermato dai tecnici, obbligherà tutti a pensare ad una nuova localizzazione».