Letta: “Rappresaglia inaccettabile”
È servita quasi una settimana. La paura di 1.500 famiglie e l’attenzione di tutta Italia per fare dire al presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, quello che secondo la Procura di Taranto era già nelle cose dall’inizio di questa storia: “Stiamo verificando la ripresa dell’attività”.
Perché dopo la chiusura di sette stabilimenti, uno scambio di comunicati stampa con la Procura, a mettere (forse) il punto a questa storia è intervenuto ieri il commissario nominato dal giudice, il commercialista Mario Tagarelli.
“Così come è successo con i beni sequestrati a maggio - ha ribadito ieri il custode agli investigatori - non ho mai detto che c'è alcun divieto di uso dei beni sequestrati, le fabbriche possono continuare a produrre. Al contrario, il sequestro ha finalità patrimoniali e il mio ruolo è proprio fare in modo che le fabbriche non chiudano e che i soldi contanti non vengano utilizzati per altre attività”.
Ora questa posizione verrà messa per iscritto da Tagarelli e inviata, forse già oggi, all’Ilva che ieri - dopo aver chiuso le fabbriche - aveva fatto notificare una richiesta di chiarimenti al custode.
“Per questo abbiamo chiesto alla proprietà di incontrare il custode per verificare la possibilità di riprendere la produzione d’acciaio” ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato al termine dell’incontro avuto in serata con Ferrante. “Bisogna fare in fretta per tutelare i lavoratori e l’azienda. C’è la volontà del Governo di non far cessare l’attività e nei prossimi giorni ci sarà un nuovo incontro” ha detto Ferrante. Che ha aggiunto: “La riunione è stata molto utile e costruttiva. E’ stata ribadita l’intenzione della proprietà di impugnare un provvedimento che riteniamo illegittimo davanti alla Cassazione. C’è l’intenzione di tutelare i lavoratori e i livelli occupazionali”.