Gli operatori incontrano il consigliere Pentasuglia
«Se non si interviene subito, continuando di questo passo, assomiglierà sempre di più al mare algoso e verdastro della riviera romagnola e del nostro bel mare azzurro e trasparente resterà il ricordo».
Vincenzo Leo, il presidente del SIB, il sindacato dei titolari delle imprese della balneazione, lancia l’allarme: gli scarichi a mare delle acque reflue stanno rovinando l’ambiente marino costiero.
Prima ancora di tirare le somme riguardo ad una stagione balneare partita in ritardo ed andata avanti tra molte incertezze, si discute già delle problematiche del settore e delle azioni da avviare nei prossimi mesi per garantire la balneazione nei lidi del versante orientale della provincia di Taranto .
Anche quest’estate, infatti, buona parte dei lidi dell’arco orientale, soprattutto di Marina di Lizzano, ma lo scorso anno il fenomeno si verificò nell’Isola amministrativa di Taranto, hanno dovuto fare i conti con i fenomeni eutrofici estivi che colorano in modo sgradevole le acque marine, creando disagio ai bagnati. Una situazione derivata: dalla carente, ed in alcuni casi mancata, manutenzione dei canali di raccolta delle acque meteoriche, divenuti nel tempo ricettacolo di ogni genere di rifiuti, lo sversamento a mare delle stesse, e la presenza di depuratori con scarico a mare.
Nonostante la coraggiosa forzatura del sindaco di Lizzano, Dario Macripò, che anche quest’anno ha vietato lo scarico a mare delle acque reflue provenienti dall’impianto consortile di depurazione Lizzano, Fragagnano e San Marzano, riproponendo lo scarico delle acque in falda, il problema dello smaltimento dei reflui persiste. L’ordinanza sindacale resta infatti una soluzione momentanea (l’ennesima, da anni!) che non risolve la questione e grava di responsabilità non proprie il sindaco, pur essendo di competenza della Regione Puglia e dell’Acquedotto Pugliese.
Se ne è discusso nel corso di un tavolo di confronto, presso il Comune di Lizzano, tra il sindaco Macripò, i titolari degli stabilimenti balneari guidati dal presidente del SIB provinciale, Leo (erano presenti il direttore Angelo Colella, l’avv. Massimilano Di Cuia -che cura gli aspetti legali della vicenda-) ed il presidente della V Commissione della Regione Puglia (Ecologia, Tutela del Territorio e delle Risorse Naturali, Difesa del suolo, Risorse Naturali) Donato Pentasuglia, che sta seguendo con particolare attenzione la problematica dello smaltimento delle acque e del sistema depurativo della Regione Puglia.
Deciso ad individuare un percorso istituzionale che metta d’accordo operatori, amministratori pubblici e responsabili del procedimento di governo delle acque, tenendo conto dei tanti vincoli normativi nazionali e comunitari che complicano la materia, riguardo soprattutto alla metodica adottata per lo smaltimento delle acque (scarico a mare o immissione in falda delle acque depurate), Pentasuglia ha investito il Ministero dell’Ambiente chiedendo un’eventuale modifica legislativa della norma, pur nel rispetto dei vincoli.
Il Ministero ha fatto sapere – con risposta a firma del Ministro- che sarà avviato un confronto tecnico con gli esperti degli istituti scientifici per esaminare le condizioni esistenti al fine di valutare la possibilità di supportare l’avvio di una sperimentazione ad hoc.
Già la scorsa settimana in un precedente incontro in Confcommercio, Pentasuglia aveva illustrato le varie criticità operative e per le quali si sta attivando ed aveva preso nota di alcune problematiche collegate, in merito alle quali ha fornito le prime risposte.
La questione cardine dell’intera problematica attiene comunque la scelta del sistema depurativo e della soluzione tecnica da adottare per lo smaltimento delle acque ed in tal senso illuminante sarà il tavolo tecnico-ministeriale di fine mese; contemporaneamente resta da individuare al più presto – ha ribadito Pentasuglia- un soggetto, che avendo il ruolo di interlocutore di livello istituzionale (Assessore regionale o APQ), sia in grado di assumere decisioni e di rendere operative le soluzioni individuate dalla comunità scientifica, dai tecnici e dalle amministrazioni locali, nel rispetto delle esigenze irrigue del territorio e della tutela dell’ambiente e della salute.
«Fondamentale a tal fine – stigmatizzano gli operatori- il ruolo attivo della politica e degli altri consiglieri regionali dai quali ci si aspetta una posizione netta e chiara in difesa di un territorio nel quale la ‘risorsa ‘mare’ rappresenta il vero attrattore turistico».