Strati di vegetazione che, trasportati dalle correnti del mare, molto probabilmente raccontano il dramma che ha sconvolto le popolazioni del versante occidentale
Sterpaglie e tronchi, anche verdi, su lunghi tratti delle spiagge del versante orientale della provincia. Strati di vegetazione che, trasportati dalle correnti del mare, molto probabilmente raccontano il dramma che ha sconvolto le popolazioni del versante occidentale, che è costato la vita a quattro persone e che ha provocato danni enormi sia alle abitazioni che all’agricoltura della zona.
A segnalare quanto è accaduto nelle ultime ore lungo le coste della marina di Torre Ovo e nelle zone limitrofe è l’ambientalista Mimmo Carrieri.
«Ciò che ho trovato sulle spiagge e che ho documentato con diverse fotografie è la testimonianza del disastro ambientale che si è verificato a poche decine di chilometri dai nostri paesi, nell’altro versante della provincia» sostiene Carrieri. «Un disastro generato non solo dalla pioggia torrenziale caduta in poche ore, ma anche dall’ostruzione dei canali di scorrimento: sterpaglie e rifiuti vari hanno impedito il normale deflusso dell’acqua.
Una palese testimonianza del danno ambientale è dimostrata dall’ammasso di tonnellate di “fascine di canne”, provenienti da ambienti interessati da corsi d’acqua, ma anche da alcuni tronchi di alberi spezzati o sradicati finiti in mare, che durante la notte le correnti marine e la mareggiata hanno sospinto sulla battigia di Torre Ovo, Villette, Trullo di Mare e Palmintello».
Sterpaglie e tronchi, galleggiando, hanno percorso, sospinti dalle correnti marine, decine di chilometri, attraversando così gran parte del golfo di Taranto. Il vento di scirocco degli ultimi giorni li ha poi riversati sulle spiagge sabbiose della zona più estrema dello Jonio tarantino. Quasi un monito, per chi quel dramma fortunatamente non lo ha vissuto, della potenza della natura, che a volte sembra ribellarsi alla sistematica opera di compromissione degli habitat naturali.
«Le stesse spiagge, prima dell’inizio della stagione balneare, erano state “investite” da una marea di “materiali plastici”» ricorda ancora l’ambientalista Mimmo Carrieri. «Ma la “distesa” di fascine di sottili e lunghe canne ancora verdi, che ora si vede in spiaggia, è qualcosa che nulla ha che fare con l’inquinamento e che invece va attribuito alla “forza della natura” e alla totale assenza degli enti pubblici preposti alla tutela del territorio e alla difesa del suolo».