Fra gli indagati Vendola (Sel), il sindaco Stefàno (Sel), l’assessore regionale Nicastro (Italia dei Valori), il parlamentare Fratoianni (Sel), il consigliere regionale Pentassuglia (Pd)
Cinquantatre informazioni di garanzia, e tra i nomi degli indagati spunta anche quello di Nichi Vendola. Quello del governatore pugliese è l'ultimo scalpo eccellente dell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Anche Vendola, infatti, è tra i destinatari degli avvisi di conclusione delle indagini, con valore di informazione di garanzia, firmati dal pool guidato dal procuratore Franco Sebastio
Vendola è rimasto impantanato nell'indagine sul disastro ambientale contestato ai vertici della grande fabbrica dell'acciaio per le presunte pressioni su Giorgio Assennato, il direttore di Arpa Puglia. Secondo gli investigatori, il presidente pugliese avrebbe puntato i piedi con il direttore dell'Arpa, indicando una linea morbida da seguire con il colosso siderurgico accusato di aver avvelenato Taranto. Un'accusa che si basa sul contenuto di intercettazioni telefoniche, ma che dai diretti interessati è già stata respinta. Fatto sta che Vendola fa parte del piccolo esercito di inquisiti con in prima fila la famiglia Riva, sepolta da accuse gravissime, a cominciare da quella di associazione per delinquere.
Il governatore deve rispondere dell'accusa di concussione in concorso.
Nell'inchiesta risultano coinvolti anche il sindaco Ippazio Stefàno (indagato da aprile per abuso e omissioni in atti d'ufficio; per l'accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini), il parlamentare di Sel, Nicola Fratoianni (all'epoca assessore regionale), l'attuale assessore regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro, il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia.
Secondo i giudici, un ruolo di primissimo piano nel dramma di Taranto lo ha ricoperto Girolamo Archinà, ex potentissimo responsabile dei rapporti istituzionali del gigante dell'acciaio. Archinà sarebbe stato l'eminenza grigia dei signori dell'acciaio, l'uomo che nell'ombra ha intessuto rapporti con politici e funzionari per assicurare all'Ilva la possibilità di continuare a produrre, calpestando l'ambiente e la salute di Taranto.
Lui avrebbe mantenuto i rapporto con gli enti locali, il clero e i giornalisti, senza lesinare di corrompere un consulente della Procura al quale avrebbe pagato 10.000 euro per addomesticare una perizia sulle cause dell'inquinamento.
Nel novero anche il capo di gabinetto del presidente Vendola, Davide Pellegrino, che ha firmato la lettera di risposta della Regione al sindaco di Manduria, Roberto Massafra, sulla questione del depuratore.