Ecco la nota inviata alla stampa
Contraria alla costruzione del depuratore consortile di Manduria e Sava in un’area, “ad alto rischio idrogeologico”, prossima alla zona residenziale di Avetrana “Ulmo Belsito” e allo scarico a mare dei reflui di questo impianto, nonché preoccupata per le lungaggini che impediscono l’attivazione del depuratore di Avetrana.
L’associazione “Grande Salento” prende ancora una volta posizione sull’importanza dei depuratori.
«Sollecitiamo l’Amministrazione Comunale di Avetrana, congiuntamente ai Comuni di Manduria, Sava e Maruggio, ad attivarsi concretamente per impedire questo scempio» sostiene l’associazione, che poi tocca l’altra nota dolente. «Già dal 2006, insieme a Confcommercio, la nostra associazione sollecitava l’attivazione del depuratore di Avetrana, ma, a tutt’ora, non si vede neppure il bando per l’allaccio degli utenti alla rete fognaria» si ricorda in una nota. «Alle domande dei cittadini avetranesi, desiderosi di sapere quando sarebbe entrato in funzione, i più autorevoli rappresentanti dell’Amministrazione rispondono che sta per partire e che si è in attesa del via da parte della Regione. “Grande Salento” ribadisce che non si può rimanere nel limbo, ancorati al Medioevo, con il rischio concreto che anche il depuratore di Avetrana possa entrare nella procedura di infrazione europea.
A questo punto è necessaria una verifica su quanto si è fatto (o non fatto), in questo 2013.
Da un’accurata lettura della corrispondenza intercorsa (in nostro possesso), sono evidenziate le carenze dell’iter: manca l’allaccio all’Arneo per il riuso delle acque depurate; serve potenziare il depuratore per le esigenze di Avetrana e per l’eventuale acquisizione dei reflui di Torre Colimena e Specchiarica; è necessario costruire ed attivare le stazioni di sollevamento della zona Pip (inesistente) e della zona Ulmo (saccheggiata); occorre sin da ora eliminare gli sversamenti dell’acqua piovana nella rete fognaria; occorre inviare lo stralcio Igm in scala 1 a 25.000 in cui sono riportati i pozzi esistenti e il loro uso in un raggio di almeno un chilometro dal punto di scarico».