lunedì 23 settembre 2024


10/02/2014 09:56:37 - Provincia di Taranto - Attualità

«Da questa malattia non si guarisce. Dobbiamo conviverci giorno per giorno, perché c’è sempre il rischio di ricadere»

Continua a salire la … febbre del gioco. Contagia, anche nella nostra provincia, sempre più persone, che sviluppano una vera e propria patologia: la dipendenza dal gioco. Patologia che, però, non è riconosciuta come una malattia.
Il gioco d’azzardo è diventato la terza “industria” in Italia. Lotto, Superenalotto, video poker, lotterie e Gratta e Vinci producono allo Stato italiano ricavi per svariate decine di miliardi di euro. Se lo Stato “vince”, perché gli introiti di questo settore sono in continuo aumento, a perdere sono sempre e solo i giocatori. Loro perdono tutto, non solo i soldi. Spesso perdono la famiglia, le proprietà e, in molti casi, anche la faccia.
«Tutti i giocatori sono malati» hanno ammesso l’altro ieri sera tre componenti dell’associazione “Giocatori Anonimi” di Taranto incontrando gli studenti della scuola “Castriota” dell’istituto comprensivo “Casalini” di San Marzano, guidati dal docente Raffaele D’Ettorre. «Da questa malattia non si guarisce. Dobbiamo conviverci giorno per giorno, perché c’è sempre il rischio di ricadere. Le “tentazioni” sono ormai dappertutto: cartolibrerie, tabaccherie, edicole, market. Tempo fa, una grossa catena di ipermercati regalava dei “gratta e vinci” per un importo minimo di spesa».
Entrare in questo tunnel è sempre più facile. I tre componenti dell’associazione “Giocatori Anonimi”, che per garantire la loro privacy indicheremo con nomi di comodo, si sono soffermati sulle cause della nascita della dipendenza.
«Come si inizia? Ci possono essere motivazioni differenti» ha raccontato Ugo. «Di solito, però, è una forma di reazione a problemi che non si riescono a risolvere oppure a dispiaceri. Ci si chiude dentro e si sceglie come rifugio quello del gioco. Giorno dopo giorno, il gioco, che originariamente si considera come un semplice passatempo, si trasforma in patologia. Come il tabagismo o come la tossicodipendenza, si diventa schiavi del gioco. L’unico interesse nella vita è quello di giocare».
Nel giro di poco tempo il denaro inizia a essere insufficiente.
«A quel punto, il giocatore diventa bugiardo» ha aggiunto Giuseppe. «Si inizia a rubare o, nella migliore delle ipotesi, a chiedere dei soldi in prestito. Soldi che non saranno mai più restituiti. Non si pagano le bollette e si inizia a trascurare la famiglia. Io ho iniziato a giocare a 27 anni. Ho trascurato mia moglie e mio figlio, perché tutto il mio tempo libero lo dedicavo al gioco».
Ben presto il giocatore compulsivo tocca il fondo.
«Si arriva al punto che non vivi più» aggiunge Barbara, un’altra componente dell’associazione “Giocatori Anonimi” di Taranto. «Io ero arrivata al punto di non dormire la notte. Ho anche tentato il suicidio. Ma il giocatore difficilmente ammette di essere malato. Solo la famiglia può offrire il primo aiuto. La vita è cambiata quando ho deciso di iscrivermi all’associazione “Giocatori Anonimi”. Ho trovato gente disposta a compiere insieme a me un percorso verso la liberazione di questa dipendenza. Nessuno ti giudica. Ci si aiuta, anzi, a vicenda e si ricomincia a ritrovare la serenità».











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