lunedì 25 novembre 2024


27/02/2014 06:01:05 - Provincia di Taranto - Attualità

Ma i legali replicano: «Per ora resta lì»

Primo «ok» delle autorità britanniche all’estradizione di Fabio Riva, vice presidente di Riva Fire, da un anno in libertà vigilata a Londra e indagato dalla Procura della Repubblica di Taranto nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. La consegna è stata disposta dalla Westminster Magistrates' Court di Londra in relazione al mandato di arresto europeo notificato all’indagato nella capitale londinese nel gennaio 2013 dalla Guardia di Finanza, ma questo non significa che Fabio Riva sarà trasferito presto in un carcere italiano. I suoi legali hanno infatti tempo fino al 26 giugno prossimo per proporre appello contro la decisione della Corte londinese.
Fabio Riva, figlio di Emilio, «patron» dell’Ilva che è attualmente in gestione commissariale, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, alla corruzione e alla concussione, di avvelenamento di acque e di sostanze alimentari, di omissione di cautele sui luoghi di lavoro e altri reati.
Secondo l’avvocato Nerio Diodà, uno dei legali di Fabio Riva, «al momento non cambia nulla» dopo la decisione della Corte di Londra e l’indagato potrà restare nella capitale inglese fino a quando i magistrati britannici “non si pronunceranno sull'appello” della difesa. La Westminster Magistrates' Court si è pronunciata dopo un anno di udienze sulla richiesta di estradizione avanzata dalla magistratura italiana; l’ultima si era tenuta il 16 gennaio scorso.
L'inchiesta tarantina coinvolge, oltre a Fabio Riva, altre 49 persone, tra i quali il padre Emilio e il fratello Nicola, e tre società (Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici). Già chiusa la fase delle indagini preliminari, si attende da un momento all’altro la notifica da parte della Procura di Taranto della richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.
Su Fabio Riva incombe anche un secondo mandato di arresto europeo, con relativa richiesta di estradizione, emesso dalla magistratura di Milano per un presunto raggiro da 100 milioni di euro. Il vice presidente di Riva Fire è accusato di associazione per delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato. Quei 100 milioni di euro pubblici, secondo i magistrati della Procura di Milano, sarebbero stati ottenuti illecitamente tra il 2007 e il 2013. Nella stessa inchiesta la “Riva Fire” è indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.










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