«Anche la vita dei familiari viene travolta» ha fatto presente la moglie di un giocatore. «Non è pagando i debiti derivanti dal gioco che si risolve il problema, che genera una grossa sofferenza. Nasce in noi una certa vergogna e cerchiamo di nascondere a noi stessi e al mondo il problema»
«A differenza degli alcolisti o dei drogati, la nostra dipendenza non è legata all’assunzione di sostanze, ma è solo una questione psicologica: siamo attratti dalle luci dei videogiochi o dai monitor che sono presenti in quasi tutte le tabaccherie. Se guadagno 1.000 euro, ne spendo anche 700-800 in una volta sola nel gioco. C’è chi spende anche di più di ciò che guadagna. In quel momento inizia a perdere tutto: il lavoro, la famiglia la propria stessa vita».
I rappresentanti dell’associazione “Giocatori Anonimi” di Taranto hanno raccontato i loro drammi.
«Non so come è iniziata la mia dipendenza» ha affermato una signora. «So solo che a me interessava solo giocare. Ho iniziato a creare problemi a me e anche alla mia famiglia. Quando ho toccato il fondo, ho tentato il suicidio».
Già, anche la famiglia viene travolta dagli effetti della dipendenza.
«Anche la vita dei familiari viene travolta» ha fatto presente la moglie di un giocatore. «Non è pagando i debiti derivanti dal gioco che si risolve il problema, che genera una grossa sofferenza. Nasce in noi una certa vergogna e cerchiamo di nascondere a noi stessi e al mondo il problema. Scoppiano i litigi in famiglia, spesso in presenza dei figli, e si avvia la disgregazione del nucleo familiare. Solo quando si cade in quel che io definisco, con un neologismo, “sprofondo”, si tende a chiedere aiuto».
Un forma di auto aiuto viene offerta proprio dall’associazione “Giocatori Anonimi”, che ha la propria sede nella chiesa San Lorenzo da Brindisi, in viale Magna Grecia, a Taranto (è aperta nelle ore serali di giovedì e sabato; info: 338/1271515), nonché nella Casa della Pace, a Grottaglie.
«Per entrare a far parte dell’associazione c’è bisogno di un solo requisito: la volontà di smettere» hanno precisato i rappresentanti di “Giocatori Anonimi” e di “Gam-Anon”. «Nella nostra associazione uomini e donne si incontrano, nell’assoluto anonimato, per condividere la loro esperienza e per darsi forza e speranza a vicenda. Il metodo di auto-aiuto utilizzato è comunemente noto come “Metodo dei 12 passi”».
Al convegno sono anche intervenuti Margherita Taddeo, dirigente Psicologa del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche di Taranto (“In Puglia il gioco illegale è quasi allo stesso livello di quello legale. A Taranto abbiamo 140 pazienti in trattamento”), il sindaco di Grottaglie Ciro Alabrese (“E’ fondamentale la sensibilizzazione, a partire dalle scuole”) e l’assessore alle Politiche Sociali Aurelio Marangella (“Annuncio che nel prossimo Piano Sociale di Zona saranno stanziate delle risorse per fronteggiare questa problematica: è opportuno che si attivi uno sportello d’ascolto”).