Il sindaco Depascale: «Non sarà un centro di prima accoglienza: potranno essere ospitati solo nuclei familiari, per un totale di 15 unità, i cui componenti, molto probabilmente rifugiati politici, sono già stati ritenuti idonei per essere accolti in Italia»
Emidio Depascale, sindaco di Torricella, cerca di tranquillizzare i residenti a Monacizzo, in subbuglio dopo aver appreso che in una struttura della frazione sarà utilizzata da una cooperativa sociale per ospitare quindici extracomunitari. Il progetto rientra nell’ambito dello SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali che accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Si tratta di interventi che gli enti locali e la realtà del terzo settore attuano in collaborazione e che si traducono in una serie di azioni atte a garantire percorsi di accoglienza individuali e supporto all’integrazione socio-culturale, prevedendo non solo il vitto e l’alloggio, ma anche misure di accompagnamento e orientamento legale, sanitario, sociale e linguistico.
Lo SPRAR è caratterizzato dalla temporaneità dei suoi percorsi, i quali, secondo le linee guida, si sviluppano nell’arco di sei mesi, con possibilità di proroga nel caso in cui non sia stato raggiunto l’obiettivo dell’autonomia socio-economica ai fini dell’integrazione territoriale.
«Non è stata l’Amministrazione a scegliere la struttura di Monacizzo» chiarisce il sindaco, che nei giorni scorsi, insieme all’assessore Angelo Caputo, ha incontrato i residenti della frazione, in presenza del parroco don Ezio. «E’ stata la cooperativa sociale, destinataria dei finanziamenti, ad individuare questo stabile, le cui caratteristiche evidentemente rispondevano alle esigenze del progetto. Sono stati effettuati dei lavori di adeguamento ed è stato anche arredato. Ho già tranquillizzato i cittadini di Monacizzo, che hanno chiesto di incontrarmi per avere maggiori notizie su questo progetto. La gente che arriverà (lo ripeto: si tratta di nuclei familiari), avrà già ottenuto il visto del Ministero e della Prefettura. Di solito restano per poco tempo. Poi cercano di raggiungere i parenti o gli amici nel nord dell’Italia o in altri Paesi europei. Sono certo che le preoccupazioni dei residenti a Monacizzo non hanno nulla a che vedere col razzismo. Spesso, tutti noi, esprimiamo parole di solidarietà quando, attraverso la tv, assistiamo alle sciagure che mietono decine e decine di vittime fra gli extracomunitari che cercano di raggiungere le coste italiane. Poi, però, bisogna anche dimostrare con i fatti questa solidarietà».