L’intervento di Lunetta Franco e Francesco Tarantini: “Si continua ad investire sulle fonti fossili e in aree martoriate e ad alto rischio ambientale in evidente contrasto con il PEAR e gli accordi internazionali contro i cambiamenti climatici”
È scontro tra Regione, cittadini di Taranto e il ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Dopo il no al raddoppiamento dell’Eni da parte della Regione, arriva il sì da parte del Governo. Adesso, Taranto ha il diritto di ribellarsi.
«Legambiente vuole sottolineare» affermano Lunetta Franco, Presidente di Legambiente Taranto e Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, «che non si può procedere all’ampliamento della centrale perché il parere del ministro Prestigiacomo è in contrasto con la volontà degli Enti Locali, tranne la Provincia che, con Florido, ha detto sì al progetto. Inoltre, in una zona martoriata dall’Ilva e dalle emissioni nocive, gli interventi previsti a protezione dell’ambiente sono estremamente esigui e sono stati sottratti a Taranto un milione di euro stanziati dal governo Prodi per piantare alberi, l’unico vero antidoto contro le emissioni di CO2. La verità è che si continua ad investire sulle fonti fossili nelle aree ad elevato rischio ambientale, rimanendo indifferenti al PEAR della Regione Puglia, al protocollo di Kyoto che prevede che tra il 2008 e il 2012 l’Italia riduca del 6,5% le emissioni di gas ad effetto serra del 1990, e ai nuovi obblighi di riduzione al 2020 previsti dal nuovo Pacchetto energia e clima dell’Unione europea, noto come “20-20-20”. Cosa riferirà il Governo italiano durante il summit sul clima il prossimo dicembre a Copenhagen?».
Legambiente Puglia rimprovera al ministro di non aver fatto nulla per assicurare a Taranto le bonifiche del SIN (Sito di Interesse Nazionale) indispensabili per iniziare l’ormai inderogabile risanamento della città, ma si prodiga per spianare la strada all’industria pesante.
«È paradossale» continuano Franco e Tarantini- incrementare ulteriormente la produzione energetica da fonti fossili in una regione che già produce energia in quantità ampiamente superiore al proprio fabbisogno e si sta sempre più affermando nel settore delle energie rinnovabili. Proprio ieri, durante una conferenza alla Fiera del Levante, l’assessore regionale alle Politiche Agroalimentari Dario Stefano discuteva sulla possibilità di puntare sulle biomasse, guardando quindi alla filiera agroenergetica. Legambiente ribadisce il suo no all’ampliamento della centrale Eni che si caratterizza come un investimento in controtendenza rispetto alla lotta ai cambiamenti climatici, passando da 90 a 240 megawatt e chiede invece di adottare immediatamente tutti gli interventi di mitigazione degli impatti e miglioramento degli impianti della raffineria (nuovi serbatoi che non ammorbino l’aria, miglioramento tecnologico della centrale elettrica, uso più razionale dell’acqua, riduzione degli scarichi in mare)».