mercoledì 13 novembre 2024


28/06/2014 18:28:21 - Avetrana - Attualità

Tutti concordano, però, nella necessità di riutilizzare l’acqua a fini irrigui

 
Quale alternativa al recapito in mare dei reflui del depuratore consortile di Manduria e Sava?
Su questo tema le viarie comunità, le Amministrazioni interessate e le stesse forze ambientaliste non hanno mai avuto una visione comune. Nella vicina Manduria, poi, man mano che sono cambiate le Amministrazioni, si sono alternate anche le proposte alternative allo scarico in mare. Quadro, questo, che ha finito per favorire l’intransigenza della Regione e dell’Acquedotto Pugliese, che non hanno mai impegnato i loro tecnici qualificati per individuare una soluzione veramente valida.
Su un punto si sono trovati tutti d’accordo: l’acqua, depurata (ma con le tecnologie della Tabella 4 e non certamente con quelle previste dalla Tabella1-2), è una risorsa che non può essere sprecata, riversandola in mare. Può, invece, essere riutilizzata a fini irrigui. Seguendo questo percorso, si è coinvolto il consorzio di bonifica Arneo per sondare la disponibilità a rimettere in sesto le condotte irrigue realizzate qualche lustro fa, arrivando finanche a stimare la somma dell’investimento necessario e ad ottenere, almeno a parole, la disponibilità della Regione a finanziare l’intervento.
Problema risolto? Nient’affatto. I tecnici di Regione e Acquedotto hanno segnalato un’altra incognita: nei periodi piovosi o nei mesi in cui non serve l’irrigazione, come gestire il “superfluo”? C’è chi ha proposto di stoccare l’acqua in una grande vasca da ricavare in una delle tante cave abbandonate esistenti nella zona, in particolare nel territorio di Avetrana, da utilizzare come sito di conferimento transitorio. Ma anche questa precauzione è stata ritenuta insufficiente dai tecnici, che intendono comunque avere a disposizione la condotta sottomarina per ogni evenienza.
Una proposta interessante era arrivata da un docente universitario manduriano, Mario Del Prete.
«Creiamo dei pozzi sperdenti» aveva suggerito Del Prete. «Avrebbero la doppia funzione di arginare i processi di contaminazione salina e di costituire il recapito finale per lo smaltimento dei reflui in eccesso. Non si tratterebbe di scarico diretto in falda, ma di scarico negli strati superficiali del sottosuolo, che può essere consentito con deroga in caso di palesi vantaggi ambientali. Nel nostro territorio, ad alto rischio di desertificazione, i vantaggi ambientali sarebbero enormi».
Una soluzione a bassissimi costi, che potrebbe risolvere il problema.











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