A rischio gli stipendi
Le casse dell’Ilva sono vuote. Quando nelle prossime ore partiranno i bonifici per il pagamento degli stipendi di ottobre, il rosso che colora i dintorni dello stabilimento siderurgico di Taranto (e alcune volte anche il cielo, a causa del famigerato slopping) diventerà fisso sul saldo delle disponibilità finanziarie. E così la strada dell’amministrazione straordinaria dell’azienda potrebbe divenire un percorso praticamente obbligato.
È da settimane che alcuni consulenti della struttura commissariale guidata da Piero Gnudi, in stretto contatto con i ministri Guidi (Sviluppo economico) e Galletti (Ambiente), stanno lavorando ad una procedura di amministrazione straordinaria, con una legge Marzano adattata alle esigenze tramite un decreto ad hoc del governo Renzi, per evitare il tracollo dell’Ilva. Ipotesi che era stata accantonata due settimane fa, quando il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo dispose il trasferimento nel capitale sociale dell’Ilva, sotto forma di nuove azioni, del miliardo e 200 milioni di euro sequestrati in un procedimento per frode fiscale a Emilio e Adriano Riva. Le complesse procedure per il completamento dell’operazione e, soprattutto, la lettera della Commissione Europa al governo Renzi, hanno però reso di fatto insostenibile la gestione ordinaria dell’azienda.