lunedì 23 settembre 2024


14/11/2014 17:33:14 - Provincia di Taranto - Attualità

L’HBARI2003 già da settembre scorso ha ripreso le attività sportive dopo la pausa estiva e anche un nuovo amico ha potuto iniziare la sua attività sportiva riabilitativa

A Vito, nel 1996, all’età di 34 anni e dopo varie problematiche fisiche viene diagnosticata una malattia del sistema nervoso centrale da lui definita “signora SCLEROSI MULTIPLA”.
La malattia ha ridotto notevolmente la sua capacità motoria tanto da indurlo al sostegno di ausili come bastoni canadesi e in alcuni casi sedia a rotelle. Tutto questo ha causato, suo malgrado la perdita del lavoro non essendo più abile al tipo di mansione da lui svolta e gli ha causato notevoli disagi: oltre a quello fisico si è aggiunto quello psicologico. Le terapie farmacologiche e di fisioterapiche ne hanno rallentato il decorso. Il 2013 è venuto a conoscenza dell’ associazione HBARI2003, dove praticare basket (sport da lui preferito) in carrozzina. Ha iniziato ad allenarsi rendendosi conto che pur nella disabilità, praticare sport è possibile. Questa attività gli ha portato grande giovamento sia fisico che psicologico.
Vito oggi afferma “Molto importante per me è stata l’accoglienza nella squadra, dove il clima è sereno e gioioso. Sono contento che grazie a questa associazioni persone nella mia condizione ha la possibilità di sentirsi ancora ABILE”
Si, perché grazie allo sport, Vito Porreca, persona disabile affetta da sclerosi multipla, vive oggi un mondo diverso dal suo status di disabile passivo. Oggi Vito ha riacquistato forza alle braccia, ha acquistato quel sorriso che chiuso nel suo mondo da disabile aveva perduto.
Il presidente, Gianni Romito, è straordinariamente orgoglioso del lavoro svolto sul territorio barese in quanto insieme alla Fondazione Cassa di risparmio di Puglia, riusciamo a destinare salute e reinserimento sociale a tanti ragazzi con disabilità fisica e mentale.
Orgoglioso soprattutto di aver messo in campo un gruppo di atleti disabili uniti a migliorare la propria condizione psico.-fisico e, soprattutto, quella degli altri.
Si, perché grazie alla propria esperienza, il gruppo dei “vecchi atleti” guidati soprattutto dai nostri tecnici destina la propria consapevolezza positiva al miglioramento della visione della vita dei nuovi arrivati.
Il basket carrozzina, infatti, offre al disabile possibilità di esprimersi a livelli tecnici elevati, quasi simili agli atleti in piedi; ciò rappresenta una molla psicologica di notevole importanza per il recupero psico-fisico del soggetto che non si sente “diverso”.
Per poter raggiungere un accettabile livello tecnico, un giocatore deve conseguire innanzitutto una buona condizione fisica e diventare padrone della carrozzina e del pallone. Ciò significa aver affinato, attraverso un lavoro metodico, le sensibilità psicomotorie del tronco, delle braccia, delle dita, aggiungendo la coordinazione necessaria per realizzare ed effettuare, nello sport, un canestro da una distanza di sei o sette metri o un tiro in corsa a grande velocità e nella vita, per potersi muovere e destreggiare in ogni situazione.
Questo, anche grazie alle peculiarità del basket in carrozzina, tipiche di ogni gioco di squadra quali l’esaltazione del lavoro in collettivo pur nel rispetto dell’individualità, dell’altruismo, dell’abnegazione e del rispetto reciproco.
Non ultima è la possibilità per le persone disabili di affrontare i viaggi legati alle trasferte previste dai campionati cui si prenderà parte. Situazioni che costringeranno il soggetto ad affrontare situazioni che potrebbe successivamente affrontare nella vita reale e che fino a quel momento non ha potuto vivere, vuoi per problemi economici, vuoi per problemi logistici, come il trasporto degli ausili, la mancanza degli stessi, l’assenza di supporto qualificato.











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