venerdì 20 settembre 2024


22/11/2014 14:56:29 - Avetrana - Attualità

Complessità del processo, gravità delle imputazioni e ampiezza dei motivi di appello: questi i motivi alla base della decisione della Corte di stoppare per le due donne, condannate in primo grado all’ergastolo, il conteggio dei giorni che le separavano da un eventuale ritorno alla libertà

Sabrina Misseri e Cosima Serrano resteranno in carcere per tutta la durata del processo d’appello. Sospesi per figlia e madre i termini di custodia cautelare, mentre non ci sarà un nuovo esame in aula per Michele Misseri, nè l’agricoltore di Avetrana (confermato per lui l’obbligo di dimora) sarà sottoposto a perizia sulla psiche o sulla sua capacità di intendere e volere, come voleva il suo difensore. Sono le prime decisioni della Corte di assise di appello di Taranto, dinanzi alla quale oggi è proseguito il processo di secondo grado per l’uccisione – il 26 agosto del 2010 – di Sarah Scazzi.
Complessità del processo, gravità delle imputazioni e ampiezza dei motivi di appello: questi i motivi alla base della decisione della Corte di stoppare per le due donne, condannate in primo grado all’ergastolo, il conteggio dei giorni che le separavano da un eventuale ritorno alla libertà. La Corte, con la stessa ordinanza, ha deciso anche di far trascrivere da un perito il contenuto di alcune conversazioni telefoniche, parte delle quali intercorse tra Sabrina Misseri e il padre Michele nelle prime ore del 7 ottobre 2010, quando l’agricoltore fece ritrovare i resti di Sarah Scazzi in un pozzo nelle campagne di Avetrana. Disposta l’acquisizione di alcuni documenti e sentenze, mentre la Corte non ha deciso ancora sulla richiesta dei difensori di Cosima Serrano di compiere un sopralluogo nella villetta dei Misseri ad Avetrana, scenario del delitto.
Le ultime riserve verranno sciolte dalla Corte nella prossima udienza, il 12 dicembre, quando verrà anche affidato l’incarico al perito.
La seconda udienza del processo d’appello per l’uccisione della quindicenne di Avetrana è vissuta su una raffica di eccezioni difensive e sulla netta opposizione della Procura generale, alla quale si sono associati i legali di parte civile. I legali di Sabrina hanno contestato l’utilizzo del verbale della sua deposizione, come teste, il 30 settembre 2010: era formalmente indagata, hanno detto, anche se non ancora iscritta nel registro degli indagati, e dunque doveva essere sentita con l'ausilio di un legale. In più, ha aggiunto l’avv. Franco Coppi, se si riteneva che la ragazza stesse dicendo il falso, il pm doveva sospendere l’audizione per consentire di chiamare un difensore. Quando è stata sentita come persona informata sui fatti, ha replicato il pg Antonella Montanaro, Sabrina non poteva essere indagata per omicidio perchè il corpo di Sarah non era stato ancora trovato. Per di più, quelle dichiarazioni vennero confermate dalla stessa Sabrina il successivo 15 ottobre, quando nei suo confronti scattò il fermo di polizia con trasferimento in carcere. Contestate anche dal collegio difensivo le modalità tecniche e di procedura di alcuni accertamenti eseguiti nel corso dell’inchiesta dai carabinieri del Ros.
Il processo d’appello, in sostanza, è ancora in fase di riscaldamento. In aula lo sguardo di Concetta Serrano, la mamma di Sarah, non si è mai incrociato con quelli della nipote Sabrina e della sorella Cosima, chiuse in una 'gabbià di vetro. Rivederle, aveva detto ai cronisti Concetta prima di entrare in aula, le provoca "reazioni che non si possono spiegare". Vite e legami famigliari spezzati che non potranno più trovare modo di ricomporsi.










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