Saranno nominati tre commissari. Poi l’Ilva sarà gestita dallo Stato
Nella seconda metà di gennaio l’Ilva passerà all’amministrazione straordinaria. È il primo effetto del decreto Taranto approvato dal consiglio dei ministri della vigilia di Natale che porterà a Taranto 2 miliardi di investimenti non solo per l’Ilva, ma anche per il porto, l’ospedale, e la città.
L'attuale gestione commissariale, guidata da Piero Gnudi, proseguirà fino a oltre la metà di gennaio per la ragione, non ultima, di permettere i pagamenti degli stipendi di dicembre che per l'Ilva sono al 15 del mese successivo. Il decreto varato dal Cdm «salvo intese» necessita ancora di qualche ritocco proprio per la parte dedicata al colosso siderurgico, che i tecnici metteranno a punto durante le feste.
Si tratterebbe - secondo quanto si apprende - di armonizzare alcune norme a garanzia dell'operato dei commissari. Il provvedimento sarà comunque illustrato nelle grandi linee ai sindacati dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi già lunedì prossimo. Secondo quanto già anticipato dal premier non ci sarà alcuna modifica sulle prescrizioni ambientali previste dall'Aia, anzi proprio l' «urgenza e l'indifferibilità» di queste prescrizioni danno al decreto Taranto «necessità» e «urgenza» come vuole la Costituzione.
Durante la conferenza stampa seguita al consiglio dei ministri, Matteo Renzi è stato molto chiaro su quello che intende fare per l'Ilva: da un lato «salvare un polo industriale che è il cuore dell'industria del Mezzogiorno ma anche molto di più» (a Taranto si produce oggi, a regime ridotto, più del 25% dell'acciaio italiano. Ed è per addetti è la più grande fabbrica manifatturiera italiana). Dall'altro lato, ha detto il premier, «questo intervento non deve essere fatto a discapito dell'ambiente, non ci sono modifiche al regime di Autorizzazione di Impatto Ambientale» parole che dovrebbero fugare ogni timore su questo punto. Con il passaggio dal commissariamento governativo all'amministrazione straordinaria, a gennaio arriverà un nuovo commissario, ma molto più probabilmente saranno tre, come del resto è previsto dalla legge.
Per garantire in tempi brevi il risanamento e il rilancio dell'Ilva, aprendo a un intervento pubblico, il governo è dovuto ricorrere a una nuova modifica della legge Prodi-Marzano sulle grandi imprese in crisi per adattarla al gruppo siderurgico. Con il decreto della vigilia di Natale la normativa è stata estesa alle grandi imprese con almeno «uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale» com'è appunto l'acciaieria di Taranto. È l'ultima modifica dopo quelle fatte per Parmalat nel 2004 e Alitalia nel 2008. Ora è la volta dell'Ilva, forse la crisi industriale più complessa mai affrontata.
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