lunedì 25 novembre 2024


08/02/2015 11:45:07 - Provincia di Taranto - Attualità

Lo scandalo è deflagrato la prima volta il 12 marzo dello scorso anno

Il valzer di mazzette non si sarebbe fermato neanche dopo l’arresto scattato all’interno della base Navale di Chiapparo. La sconcertante circostanza è saltata fuori nei giorni scorsi durante l’interrogatorio di due imprenditori, chiamati come testimoni nell’ambito dell’inchiesta “tangenti e stellette”, che ha portato a galla il giro di bustarelle con epicentro Maricommi. Un terremoto giudiziario che ha già condotto in cella sei ufficiali tra il marzo dello scorso anno e gennaio, con l’accusa di aver intascato le tangenti imposte agli appaltatori della Marina. Un vero e proprio “sistema” che prevedeva per le vittime l’obbligo di lasciare nelle tasche degli ufficiali in divisa bianca il 10% del valore delle loro commesse.
Lo scandalo è deflagrato la prima volta il 12 marzo dello scorso anno, quando i carabinieri, guidati dal tenente Pietro Laghezza, fecero irruzione nell’ufficio del capitano Roberto La Gioia, comandante del quinto reparto di Maricommi. L’ufficiale venne arrestato pochi secondi dopo aver intascato una mazzetta da duemila euro, pagata dall’imprenditore che con la sua denuncia ha aperto il varco in cui si sono infilati gli investigatori. Da quel primo arresto, le indagini dirette dal pubblico ministero Maurizio Carbone hanno fatto passi da gigante. Sino a giungere alla seconda ondata di manette, scatenata il 13 gennaio. Uno scossone che ha convinto alcuni imprenditori a bucare il muro di omertà e a vuotare il sacco.

Ed oggi si apprende che il sistema sarebbe andato avanti anche dopo quel dirompente arresto di La Gioia, avvenuto in flagranza di reato e all’interno della base Nato di San Vito. Il pm inquirente lo ha scritto a chiare lettere nella memoria depositata al Tribunale del Riesame in vista del ricorso presentato da quattro indagati, che peraltro, dopo la camera di consiglio, hanno tutti lasciato il carcere, tornando in libertà o ottenendo i domiciliari. «I verbali degli imprenditori ascoltati - scrive il titolare dell’indagine - contengono numerosi omissis nelle parti concernenti il coinvolgimento di altri ufficiali che sempre all’interno di Maricommi Taranto avrebbero in questi anni preso tangenti dagli imprenditori anche per altri reparti, sempre con la regia della direzione di Maricommi. Tali dazioni - sottolinea il pm - sarebbero addirittura proseguite anche dopo l’arresto del La Gioia come riferito da alcuni imprenditori».

Insomma i protagonisti del “sistema” non si sarebbero fermati neanche dopo quell’irruzione dei carabinieri nella base. Per questo il pm Carbone ha sostenuto che «tali nuove circostanze dimostrano l’assoluta attualità del sistema esistente all’interno della Direzione di Maricommi che neanche quell’arresto è riuscito a recidere tanto è diffuso e risalente nel tempo». Un meccanismo che a quanto pare non è stato ancora completamente scoperchiato.
 
 
 
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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”










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