L’iniziativa è stata promossa dal Centro Antiviolenza “Alzaia”
“Violenza di genere e territorio: servizi in rete2, questo il titolo del convegno che si è svolto presso il palazzo Episcopio di Grottaglie, curato dall’associazione Alzaia Onlus, il Centro Antiviolenza tutto per la donna, una realtà, una garanzia a Taranto da diversi anni.
Al convegno hanno partecipato diversi operatori a servizio della donna dalle storie da romanzo criminale, in primis il sindaco di Grottaglie, C. Alabrese, che a sorpresa ha ufficializzato, firmandola, la convenzione tra il Comune e l’associazione, nello stupore degli intervenuti; De Giorgi, dirigente dei Servizi Sociali e Piani di Zona; A. Marangella, assessore Politiche della Solidarietà e Piano Sociale di Zona; Mirella Pasca, responsabile del Centro Antiviolenza Sostegno donna di Taranto; Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono Donna di Pisa, esperta Tribunale di Sorveglianza di Firenze; Dora Chiloiro, direttore Servizio Psicologia Clinica Dsm Asl di Taranto; E. Perrone, consulente in Sessuologia ,Servizio di Psicologia clinica Dsm di Taranto.
Un team al femminile, ma non solo, stalker si sono definite per scelta di campo in fatto di insistenza presso i comuni per sollecitare la nascita di sportelli e centri antiviolenza, al fianco delle donne nella quotidianità della violenza domestica nei rispettivi ruoli e la cui esperienza è tale da lanciare l'allarme se si considera che una donna su 4 almeno è vittima di abusi e crudeltà da parte dell'uomo della propria vita, se si considera che è la scuola il vivaio a maggior rischio per emergenza, omertà e ferocia ai danni della giovani donne, così come denunciano le statistiche emerse dagli ultimi progetti che la Asl di zona ha curato in questa direzione.
Brevi, essenziali ma circostanziate le relazioni esperienziali della esperte corroborate da video intervista rilasciate da donne perseguitate dai compagni, scritti autobiografici raccolti dai centri nel corso di laboratori di scrittura autobiografica catartica per quelle donne incapaci di riconoscersi vittime e non carnefici e le testimonianze di persone vicine alle vittime, prima fra tutte la lettera di una mamma coraggio di Lizzano la cui figlia è stata assassinata dal suo compagno lo scorso giugno.
E’ lei quella dalla testimonianza più forte, scarna sgrammaticata, essenziale; è lei quella che parla a nome dei nipotini convinti anche di fronte alla lapide della madre che li abbia abbandonati. La sua domanda è diretta e non accetta altra mediazione: «Chi spiegherà a questi bambini che cosa ne è stata della madre».
E poi è il tempo di tanti numeri, quelli del malcostume italiano, della malagiustizia, dei cattivi percorsi e consiglieri, delle pratiche dimenticate, delle lungaggini legali, causa unica e sola di tanti drammi da prevenire, della disinformazione degli stessi servizi in rete, del mancato lavoro in équipe degli operatori sociali. per non parlare delle donne stesse ,nemiche di sé stesse, quando hanno paure di reagire, di denunciare, di uscire allo scoperto per paura di perdere i figli, la dignità e la sicurezza.
In ultimo, l’invito a rivolgersi a quanti possono aiutare quelle donne impotenti, inabili, rassegnate, terrorizzate ed inermi perchè possano essere evitate le tante storie che da troppo tempo, affollano i media, Aiutiamo le donne, mettiamoci dalla loro parte, perchè una donna felice e salva è una bambina sottratta allo stesso destino, con un pensiero ai tanti ragazzi che vanno salvati dal mostro che è in loro.
Mimmo Palummieri