lunedì 25 novembre 2024


17/05/2015 10:42:25 - Provincia di Taranto - Attualità

Alfonso Frassanito aveva raccontato la storia di Carmela agli studenti dell’Itis “Del Prete” di Sava

La notte scorsa è morto Alfonso Frassanito, patrigno di Carmela, la ragazzina di 13 anni di Taranto che si suicidò nell’aprile del 2007 in seguito ad una duplice violenza sessuale subita dopo essersi allontanata da un istituto, e al cui racconto nessuno aveva creduto. Frassanito era presidente della associazione “Iosocarmela” da lui fondata proprio perchè la morte della figlia servisse a tante altre minorenni che avevano subito violenze.
Il 13 giugno dell’anno scorso il tribunale di Taranto aveva condannato a 10 anni di carcere Salvatore Costanzo e a nove anni e sei mesi Filippo Landro, entrambi di Acireale, accusati di abusi sessuali ai danni della tredicenne. un altro imputato, Massimo Carnevale, era stato assolto.
In precedenza un altro processo, celebrato al Tribunale per i minorenni, si era concluso con la “messa alla prova” di due minori che, a loro volta, avrebbero compiuto abusi sessuali sulla ragazzina.
Il Movimento femminista proletario rivoluzionario (Mfpr) di Taranto, che ha sempre supportato il patrigno di Carmela, ricorda in una nota che "Alfonso si è battuto dal 2007 infaticabilmente a Napoli, a Taranto, in ogni città dove poteva parlare della figlia, ma soprattutto nelle fredde e lunghe udienze dei Tribunali per la verità e giustizia per Carmela: violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato (come abbiamo subito detto), da quelle istituzioni che, non credendo a Carmela, l’avevano violentata a loro volta con psicofarmaci e, rinchiudendola in istituti, portandola al suicidio".
Frassanito mercoledì prossimo avrebbe dovuto presentarsi in Tribunale perchè accusato, insieme ad una esponente del Mfpr, di aver contestato uno degli avvocati dei tre giovani finiti sotto processo per gli abusi sessuali nei confronti di Carmela.
La morte di Frassanito, secondo il Mfpr, «certamente è legata a filo doppio a queste sofferenze, al dolore della figlia stuprata e “uccisa”, alle vessazioni di processo infiniti, alle “pugnalate” di sentenze vergognose che, come la prima verso tre minorenni, si è conclusa con il 'perdono' verso gli stupratori, alle bugie e infamie che doveva sentire».











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