lunedì 23 settembre 2024


09/06/2015 12:31:40 - Provincia di Taranto - Attualità

In questo momento ritiene inutile, se non controproducente, rendere dichiarazioni, perché «gli eventi - ha precisato il suo legale, l’avvocato Nicola Marseglia - sono ormai superati»

 
Sceglie la via del silenzio in attesa di preparare un memoriale Fabio Riva. L’ex vice presidente dell’omonimo gruppo proprietario dell’Ilva, costituitosi venerdì sera all’aeroporto di Fiumicino dopo una lunga latitanza a Londra, è stato interrogato oggi nel carcere di Taranto dal gip Patrizia Todisco, che firmò l'ordinanza di custodia cautelare del 26 novembre 2012 nei confronti dello stesso imprenditore milanese e di altri indagati dell'inchiesta “Ambiente svenduto”, poi approdata all’udienza preliminare.
Fabio Arturo Riva, come prevedibile, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
In questo momento ritiene inutile, se non controproducente, rendere dichiarazioni, perché «gli eventi - ha precisato il suo legale, l’avvocato Nicola Marseglia - sono ormai superati».
Riva, diventato numero uno del gruppo dopo la morte del padre Emilio, il patriarca dell’acciaio, avrebbe deciso quanto meno di spiegare in uno scritto difensivo il contenuto della intercettazione telefonica che lo ha reso celebre, quando, parlando al telefono con l’avvocato Francesco Perli, di una relazione tecnica di Arpa Puglia sull'emergenza benzo(a)pirene, disse: “due casi di tumori in più all’anno? Una minchiata”.
L’obiettivo è quello di dare una interpretazione alternativa al significato di quella conversazione che ha indignato i tarantini.

 

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