venerdì 20 settembre 2024


24/07/2015 08:52:28 - Avetrana - Attualità

«Come ho descritto il Sud? Ho preso le distanze sia dagli stereotipi negativi (criminalità, droga, pistole), sia da quelli positiva (ad esempio la pizzica). Ho mostrato un sud lontano dai luoghi comuni, propositivo, tutt’altro che arretrato, molto differente dal nord ricco e spocchioso»

 
«Lo scarico dei reflui del depuratore nel mare? Si dovrebbe evitare, non tanto per una posizione ideologica, quanto per una scelta dettata dal buon senso».
Guido Chiesa, regista del film “Belli di papà” (proiezione prevista a partire da fine ottobre), ama questo estremo lembo di provincia di Taranto.
«Trascorro qui le vacanze da sei anni» ci racconta Chiesa, regista e sceneggiatore di lavori che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. «Come ho conosciuto questa zona? Ho degli amici baresi, che inizialmente frequentavano, d’estate, il Salento. Poi abbiamo scoperto Punta Prosciutto e l’area adiacente ed è stato amore a prima vista: prendiamo in fitto sempre la stessa casa».
Sino alla scorsa estate Chiesa non conosceva bene i termini della vertenza-depuratore.
«Avevo visto qualche manifesto, ma non avevo ben capito di cosa si trattasse. In queste settimane di ripresa, invece, ho avuto modo di parlare con la gente. Non riesco a comprendere come si possa immaginare di deturpare questo mare meraviglioso. Questa terra ha tante ricchezze: gli ulivi, il patrimonio ambientale, il vino, il mare. Se si tutelano e si preservano, i turisti continueranno a venire e a portare ricchezza. Non è la fabbrica il futuro dell’economia. Ci sono tanti altri Paesi nel mondo in cui la manodopera costa molto di meno».
Scrivendo la sceneggiatura del film, Chiesa aveva già immaginato di ambientarlo ad Avetrana.
«Avevo in mente i posti e le immagini dell’estate. Nel film si parlerà di una non meglio identificata estrema periferia di Taranto, ma Avetrana sarà riconoscibilissima. Come ho descritto il Sud? Ho preso le distanze sia dagli stereotipi negativi (criminalità, droga, pistole), sia da quelli positiva (ad esempio la pizzica). Ho mostrato un sud lontano dai luoghi comuni, propositivo, tutt’altro che arretrato, molto differente dal nord ricco e spocchioso».
Tanti gli aneddoti che rimarranno nello scrigno dei ricordi del regista di origini piemontesi.
«Mi ha colpito innanzitutto l’ospitalità della gente, che è quasi imbarazzante. La signora Gabriella, proprietaria di un panificio, ci ha offerto sei vassoi di pasticciotti mentre giravano nei pressi della sua abitazione. Simpatico anche l’episodio di Donato, proprietario di una stazione di servizio. Ci ha chiesto più volte di fare la comparsa. Avevamo una scena da girare in una stazione di servizio, ma ci serviva un uomo dal volto truce. Lui non andava bene. L’ho fatto conoscere a Diego Abatantuono e abbiamo pensato di impiegarlo come cameriere: è finita che, durante le riprese, riusciva a rubare la scena a Diego..».











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