lunedì 25 novembre 2024


07/08/2015 11:39:10 - Provincia di Taranto - Attualità

Ma la Uila chiede di più. Trenta: “Ora controlli più incisivi e coordinati tra gli enti”

Lavoro nero e caporalato, buona la prima alla Regione Puglia. Ma si può e si deve fare di più.
C’era anche il segretario della Uila-Uil di Taranto, Antonio Trenta, ieri a Bari insieme al segretario regionale del sindacato, Pietro Buongiorno, e ad Ida Cardillo della segreteria regionale, in occasione del primo vertice voluto dal presidente della Regione, Michele Emiliano, sul sommerso e sugli interventi da mettere in campo per cercare quanto più possibile di arginarlo.
“La strada intrapresa dalla Regione Puglia per combattere questa grossa piaga del settore - avverte Trenta - è decisamente quella giusta. Ci aspettiamo però che il percorso proceda celermente attraverso interventi rapidi e concreti che inevitabilmente devono passare da controlli più efficaci ed efficienti anche tramite un coordinamento tra le forze dell’ordine e l’ispettorato del lavoro”.
Per quel che riguarda il caporalato, la Uila è sempre più convinta che per contrastarlo sia indispensabile controllare i flussi migratori della manodopera e le modalità di assunzione dei lavoratori. “Ma - prosegue il segretario - per fare ciò è necessario organizzare il trasporto controllato dei lavoratori agricoli mediante convenzioni tra sportelli unici per l’immigrazione, istituzioni, locali e non, centri per l’impiego e aziende di trasporto”.
Più nel dettaglio, una fitta ed operativa ampia rete che possa favorire l’incontro tra domanda ed offerta per evitare che i caporali si inseriscano facendo illegalmente da intermediari secondo condizioni e vincoli da loro imposti. La rete dovrà inoltre intervenire anche per il trasporto perché nella maggior parte dei casi i braccianti agricoli non possono permettersi un mezzo di locomozione privato, quindi sono costretti a rivolgersi ai caporali.
Alle condizioni di sfruttamento alle quali sono sottoposti i lavoratori, c’è poi da aggiungere la pericolosità di questi mezzi. “L’autobus con a bordo trentatre braccianti di Villa Castelli che è uscito fuori strada alle porte di Taranto l’altro giorno dopo una giornata di lavoro in agro di Noicattaro - conclude Antonio Trenta - evitando la tragedia solo per un caso fortuito, è l’ultimo manifesto esempio di come troppo spesso i mezzi utilizzati dai caporali sono anche insicuri e pericolosi perché inefficienti e molto datati”.










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