lunedì 23 settembre 2024


19/10/2015 18:02:25 - Provincia di Taranto - Attualità

Otto decreti di salvataggio dello stabilimento Ilva; ebbene, non si può però fare a meno di considerare come sul risanamento dello stabilimento siderurgico il Governo abbia mostrato decisionismo e capacità di reperimento delle risorse fuori del comune. E’ mai possibile allora che un Governo così solerte non si accorga che Taranto, la città che sta a cuore a tutti i governi - centrale e regionale- non abbia nemmeno gli intercity, e che per prendere il volo da Brindisi delle 6,40 per Roma è necessario alzarsi nel cuore della notte?

 
Freccia Rossa arriverà a Lecce. Una vittoria importante per tutti i Pugliesi e non solo per i Salentini. Un risultato però monco della necessaria e non più rinviabile emancipazione di Taranto dall’isolamento al quale le discutibili politiche di Ferrovie dello Stato – ma anche di Aeroporti di Puglia - l’hanno relegata.  
Una città di oltre 200 mila abitanti assolutamente mal collegata al resto d’Italia - non vi sono infatti treni notturni per Roma e Milano - come d’altra parte alla stessa Puglia (occorrono circa due ore di treno per raggiungere Bari) ed alle regioni confinanti. Da anni i Tarantini, inascoltati invocano il completamento del raddoppio ferroviario Bari- Taranto e la riqualificazione della rete ferroviaria in direzione della dorsale tirrenica.
La vicinanza con Matera, la Capitale europea 2019 della Cultura, potrebbe essere una grande opportunità per i comuni dell’arco jonico-tarantino, siti in un territorio – il comprensorio delle Gravine - la cui omogeneità rappresenta un continuum morfologico e culturale con la Città dei Sassi, ma è assolutamente necessario migliorare e qualificare i collegamenti tra Matera e Taranto. Stesso discorso per il turismo estivo che si riversa nelle grandi strutture ricettive del versante occidentale della provincia di Taranto, costrette a farsi carico dei costi aggiuntivi di trasferimento dei propri ospiti dagli aeroporti di Bari e Brindisi, quando a Grottaglie vi è una pista assolutamente idonea (anzi più lunga rispetto alla media italiana) per l’atterraggio se non dei voli di linea almeno dei charter. 
Se è vero che Taranto deve attrezzarsi per svolgere un ruolo primario nella geografia della Puglia turistica – come ha anche pubblicamente sostenuto il governatore della Regione, Michele Emiliano, sin dalla prima seduta di Giunta (svoltasi, nel luglio scorso, proprio nel capoluogo tarantino) - non si può certo prescindere dalla efficienza dei collegamenti ferroviari, su gomma e aerei. Un asset che fa la differenza tra le destinazioni turistiche, soprattutto quando in uno stesso ambito territoriale vi sono mete di vacanza più facilmente accessibili e meglio organizzate.
Da mesi viene ribadito che il rilancio di Taranto rappresenta una priorità per il Governo centrale, tant’è che lo stesso premier Matteo Renzi ha voluto scrivere la prima pagina dell’agenda governativa dell’anno in corso partendo da Taranto, con l’ormai famoso decreto numero uno del 2015. Un atto dovuto a fronte dei sacrifici che vengono richiesti/imposti ai Tarantini.
Otto decreti di salvataggio dello stabilimento Ilva; ebbene, non si può però fare a meno di considerare come sul risanamento dello stabilimento siderurgico il Governo abbia mostrato decisionismo e capacità di reperimento delle risorse fuori del comune. E’ mai possibile allora che un Governo così solerte non si accorga che Taranto, la città che sta a cuore a tutti i governi - centrale e regionale- non abbia nemmeno gli intercity, e che per prendere il volo da Brindisi delle 6,40 per Roma è necessario alzarsi nel cuore della notte? 
Il tema è stato ampiamente sviluppato nel corso dell’ultimo Consiglio di Confcommercio Taranto, che ha dato mandato al presidente provinciale, Leonardo Giangrande, di richiedere un incontro con il presidente del Consiglio regionale, Michele Emiliano, referente primario di un territorio che ha assoluta necessità di politiche pubbliche che sostengano il percorso di riqualificazione e rilancio turistico, promesso dal Governo a compensazione dei danni subiti in decenni di industrializzazione forzata.










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