Azienda ceduta tra 6 mesi
Sterzata in accelerazione per l’Ilva di Taranto, seconda acciaieria d’Europa e grande malato al cui capezzale si sono avvicendati diversi Governi con ben 9 decreti di cura. L’ultimo, con una dote da 300 milioni, è arrivato ieri in consiglio di ministri dopo quello che molti chiamano "lo schiaffo di Bellinzona", cioè la sentenza del Tribunale federale svizzero che d’improvviso ha allontanato dalle casse dell’Ilva in amministrazione straordinaria il miliardo e duecento mila milioni sequestrato ai Riva, nell’ambito di un procedimento penale per diversi reati fra cui truffa nei confronti dello Stato. La sentenza svizzera, che ha ridotto in briciole l’architrave economica su cui si reggeva gran parte del piano salva-Ilva concepito dall’ex superconsulente Andrea Guerra, ha costretto il Governo ad accelerare i tempi per dare stabilità finanziaria e gestionale al gruppo e garanzie alla siderurgia italiana che dal grande Siderurgico di Taranto dipende in larga parte. Con il nono decreto si accelera sulla cessione del gruppo a terzi dei complessi aziendali. Un trasferimento che avverrà, ha assicurato il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi dopo il Consiglio dei Ministri, "tramite procedura a evidenza pubblica".
Tutta la procedura di aggiudicazione sarà svolta entro il 30 giugno 2016. Fra poco meno di sette mesi, quindi sarà identificato il soggetto privato al quale cedere gli asset dell’Ilva. Un termine relativamente vicino. In questi mesi il ministro Guidi avrebbe sondato tutti i maggiori operatori italiani dell’acciaio, i nomi sono quelli noti, da Marcegaglia ad Arvedi, ma anche Duferco e forse gli stessi Amenduni con l'obiettivo di creare una cordata italiana per far ripartire l'Ilva. Un tempo così breve per trovare un acquirente privato (lo si è cercato per anni in passato) lascia pensare che nei suoi incontri il ministro dello Sviluppo Economico abbia trovato una ragionevole disponibilità. Come ha spiegato il ministro i 300 milioni di finanziamento (che però dovranno essere restituiti allo Stato con gli interessi) serviranno "per accompagnare" l’Ilva al passaggio verso i privati. Un prestito che va a sommarsi agli 800 milioni messi in campo dalla legge di Stabilità.
"Il soggetto aggiudicatario – ha detto Guidi – sarà valutato anche dal punto di vista della proposta ambientale, nel momento in cui presenterà il nuovo piano potrà presentare un nuovo piano Aia con la stessa procedura dell’Aia oggi esistente". A questo proposito il decreto proroga il risanamento ambientale dell’Ilva al 31 dicembre 2016. Una nota positiva arriva dal fatto che il grande malato ha cominciato a dare segni di vita. Negli ultimi due mesi, l’Ilva ha dimostrato di poter rinascere e un giorno tornare a correre e dimostrarsi alla fine persino un buon affare. Le perdite sono state contenute sotto i 20 milioni al mese (contro i 50 milioni dei momenti peggiori). Il portafoglio ordini è in costante crescita: +23% ottobre su settembre (miglior risultato dell’anno) +20% a novembre su ottobre. Sempre a novembre Ilva si è aggiudicata la gara Snam per la fornitura di 45 chilometri di tubi in acciaio del valore di 5 milioni di euro.