L’intervento del presidente di Feracciai, Antonio Gozzi
«Per l’Ilva servono 3 miliardi o l’azienda è spacciata».
Va giù duro il presidente di Feracciai, Antonio Gozzi, intervenendo al convegno della Fiom che, sull’onda della conferenza sul clima di Parigi, cerca la strada «Per una siderurgia pulita, dal declino allo sviluppo», invitando al dibattito tutti gli attori. Governo compreso, che invece è risultato assente.
Per Gozzi, che è sempre stato contrario all’amministrazione straordinaria attuata dal governo, tra piano ambientale, manutenzioni e recupero di competitività, è necessaria «una magnitudo di tre miliardi», ma a suo avviso è difficile che ci sia una cordata italiana o straniera interessata a sostenere un investimento di questo tipo. L’Aia, infatti, sarebbe troppo stringente rispetto alle norme degli altri Paesi e l’unico in grado di intervenire sarebbe il governo, tramite Cassa Deposito e Prestiti.
Un punto, quest’ultimo, su cui Gozzi e il leader della Fiom, Maurizio Landini, sono pienamente d’accordo. «Noi continuiamo a pensare - dice Landini - che ci sia bisogno di un ruolo del pubblico, non solo un’idea di privatizzazione. Sia per garantire la qualità degli investimenti che devono essere fatti sia per garantire una prospettiva, per non svendere, per non trovarci di fronte anche a problemi occupazionali o a ridimensionamenti molto seri. L’unica ipotesi, secondo il numero uno di Federacciai è che si colga la norma prevista dall’ultimo decreto Ilva, in base al quale chi propone un piano industriale può chiedere una modifica dell’Aia.