«Ciò che doveva fare il ministro lo ha fatto un allevatore di Taranto, che ha chiesto il sequestro preventivo dei beni»
“Ancora una volta il Parlamento italiano ha perso l’occasione di applicare il principio chi inquina paga, a partire da uno dei più grandi disastri ambientali e sanitari d’Italia: quello di Taranto”.
Lo dichiara Angelo Bonelli dei Verdi commentando l’emendamento approvato all’unanimità al decreto Ilva in discussione alla Camera dei Deputati, che destina 1,2 miliardi al ministero ambiente, che aggiunge: “Si sta facendo credere erroneamente agli italiani che 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia Riva per evasione fiscale, e che sono fermi nelle banche svizzere, possano essere utilizzati per fare le bonifiche. Ma non è così! In primo luogo perché quei soldi non potranno tornare in Italia per decisione della magistratura Svizzera e secondo perché in caso di accoglimento del ricorso pendente presso il tribunale di Locarno l’emendamento prevede che 800 milioni di euro dovranno essere restituiti allo Stato che li ha anticipati per gli interventi fatti su Ilva e la restante parte investiti sugli impianti e sulle bonifiche”.
“Perché in parlamento non c’è chi ha chiesto conto al ministro dell’ambiente Galletti la ragione per cui non è stata avviata la procedura di danno ambientale che consentirebbe di definire ed esigere il pagamento dei danni provocati a Taranto e perché il ministero dell’Ambiente non ha chiesto il sequestro preventivo dei beni dei Riva? Perché quello che doveva fare il governo italiano lo ha fatto invece un allevatore di Taranto Vincenzo Fornaro che ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo dei beni di alcuni imputati del processo Ilva? - conclude Bonelli -. In Italia il principio chi inquina paga non si applica anzi chi inquina fa profitti e porta i soldi all’estero e lascia le popolazioni con terreni, falde contaminate a piangere le vittime e le malattie dei propri cari: a Taranto dove il pascolo è vietato per un raggio di venti chilometri occorrerebbero 5 miliardi per fare le bonifiche secondo Arpa Puglia”.