Il caporalato si ferma con regole efficaci e meno burocrazia» . Lavoro in agricoltura, se n’è parlato in un convegno a Mottola
«Creare “lavoro sano” e fermare il caporalato: con regole efficaci, semplici e con meno burocrazia».
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, intervenendo questa sera a Mottola (Taranto) al convegno intitolato “Evoluzione del mercato del lavoro in agricoltura”. Un grande momento di riflessione sui temi del lavoro in agricoltura, della necessità di snellire contratti e procedure e di “curare” la piaga dello sfruttamento senza provocare effetti collaterali sulle aziende. «E’ essenziale – ha proseguito il presidente Guidi – introdurre misure finalizzate a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, assolutamente necessarie se si vuole combattere efficacemente il caporalato e lo sfruttamento, a partire dagli sgravi per l’assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato, previsti sia nella legge di Stabilità dello scorso anno, sia in quella recentemente approvata, ma con limiti che li rendono praticamente inapplicabili. Ma servono anche soluzioni più semplici, come andare a stanare chi usa il caporalato e fa lavoro sommerso tra le aziende che sono fuori dal perimetro delle regole e soprattutto fuori da Confagricoltura che ha aziende che danno tanto lavoro e lavoro di qualità, come qui in Puglia: andare sempre dai soliti non funziona».
Il presidente di Confagricoltura si è quindi soffermato sul ruolo e sulle funzioni della “Rete del lavoro agricolo di qualità”, «uno strumento certamente utile, ma che non ha dato finora i risultati aspettati, anche se le aziende finora iscritte sono per la maggior parte associate a Confagricoltura, a partire dalla mia – ha evidenziato Guidi -. Il motivo è che i requisiti previsti per l’iscrizione, soprattutto di carattere amministrativo, sono eccessivamente rigidi e precludono la possibilità di aderire alla Rete anche ad aziende destinatarie di sanzioni amministrative per violazioni lievi e di carattere meramente formale, rispetto alle quali hanno già provveduto alla regolarizzazione della violazione ed al pagamento della sanzione. Inoltre le aziende temono che l’iscrizione alla Rete possa rappresentare una ulteriore inasprimento dei controlli nei loro confronti. L’obiettivo della legge, invece, è proprio l’opposto: concentrare i controlli sulle aziende agricole non iscritte».
Questioni complesse, dunque, su cui è intervenuto Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, sostenendo che è «necessario ripensare il sistema-lavoro a partire dalla contrattazione e dalla legislazione in cui bisogna prevedere strumenti innovativi. Troppi lacci e lacciuoli, troppa burocrazia e carte bollate non creano né più diritti né più lavoro, mentre di sicuro complicano la vita alle aziende, soprattutto in tempi in cui restare sul mercato è difficile e la concorrenza, interna ed esterna, è spietata». Sul tema specifico del caporalato, il presidente di Confagricoltura Puglia Donato Rossi ha assicurato che è «un problema che non riguarda aziende associate a Confagricoltura». «E’ una forma infima e deprecabile di intermediazione – ha rimarcato - che noi condanniamo fermamente e contro cui siamo molto vigili affinché le nostre aziende rispettino i protocolli di legge in tema di ingaggio, assicurazione e sicurezza sul posto di lavoro. Tuttavia, non è corretto fare di tutta l’erba un fascio».
Il punto di vista delle imprese è stato illustrato da Giacomo Suglia, vicepresidente Fruitimprese e presidente Apeo: «Inutile girarci in torno – ha detto – abbiamo bisogno di leggi snelle, semplici e precise. È ormai una questione di sostanza non di forma. Dobbiamo fare una scelta netta – ha precisato – se vogliamo restare ancora protagonisti con la nostra agricoltura, una delle colonne dell’economia italiana: avere bei contratti che non rispecchiano la realtà, oppure preservare l’occupazione che ancora c’è nel nostro settore stipulando contratti in grado di rispecchiare meglio la realtà e che siano concretamente applicabili». Contratti snelli, quindi, ma anche procedure più “leggere”: «E’ urgente attuare un poderoso snellimento burocratico - ha sottolineato ancora Suglia – perché non è più possibile sopportare un carico così oneroso e costoso e che, per un nonnulla, ci fa scivolare nell’illegalità e incappare nei ricatti di chi ci paragona a banditi. La legalità dev’essere giusta e sostenibile».
Sul “nodo” dei rinnovi contrattuali hanno fissato alcuni paletti Michelangelo De Benedictis (vicepresidente Confagricoltura Bari, delegato alle Politiche del lavoro) e Carmine Palma (direttore di Confagricoltura Taranto), il quale ha ribadito che «il nostro obiettivo è mettere le aziende nelle condizioni di essere in regola» e per concretizzare questa finalità – ha chiarito - «Confagricoltura Taranto ha ben presente le esigenze e le conseguenze che la sottoscrizione di un contratto di lavoro può avere e non è disponibile a chiudere una trattativa se non ci saranno concreti, reali e tangibili vantaggi per le aziende agricole della nostra provincia».
Roberto Caponi (responsabile Area Sindacale Confagricoltura) ha quindi disegnato lo scenario che ruota intorno al Jobs Act e al disegno di legge varato dal Governo per contrastare il caporalato e lo sfruttamento del lavoro in agricoltura: «Riguardo al Jobs Act – ha affermato – abbiamo sostanzialmente mantenuto le forme di flessibilità e libertà sui contratti a tempo determinato che sono fondamentali per il sistema agricolo». Più complesso il capitolo che riguarda il caporalato: «Il ddl sta andando avanti abbastanza velocemente – ha ricordato Caponi – e, fermo restando la contrarietà di Confagricoltura rispetto a questi fenomeni che gettano discredito sull’intero mondo produttivo, bisogna che il problema sia affrontato con equilibrio. In particolare, sia sul tema della confisca dei beni sia su quello più generale delle responsabilità è necessario individuare correttamente e sanzionare i soggetti che organizzano l’intermediazione e se ne avvantaggio economicamente. Sul versante degli indici di congruità – ha concluso Caponi – siamo fermamente contrari, perché misurare il fabbisogno di manodopera delle aziende e, in caso di scostamenti, penalizzarle, è un concetto superato e che ci fa tornare indietro agli Anni ‘50».
Importante, infine, anche il contributo al dibattito di Onofrio Giuliano (componente di Giunta Confagricoltura) e Saverio De Bellis (direttore Confagricoltura Bari) che ha moderato i lavori.