lunedì 25 novembre 2024


28/02/2016 10:04:22 - Provincia di Taranto - Attualità

«La sua unica colpa è di essere nato in Italia. Se fosse extracomunitario, avrebbe avuto un alloggio e una diaria giornaliera...»

 
L’ambientalista savese Mimmo Carrieri ritorna a segnalare la triste vicenda di Vittorio, 56 anni, di origini savesi, che vive a Torre Ovo in una abitazione fatiscente (praticamente un rudere) priva di infissi e di ogni servizio, nel degrado ambientale e igienico più totale.
«Sindaco e Servizi Sociali, in primis, intervengano per rimuovere il potenziale pericolo per la salute e per la tutela della pubblica incolumità» è l’appello che lancia Carrieri. «Sono anni ormai che mi occupo di questa “disumana” vicenda, in cui attore principale é un uomo  di 56 anni, che da 25 anni occupa un fabbricato diroccato, del quale ha ereditato un quinto della proprietà. Uomo che ha un’unica fonte di sussistenza derivante da un assegno mensile di 290 euro».
Insieme a Vittorio vivono anche ben 13 cani: 5 adulti e 8 cuccioli, nati recentemente.
«Nel 2013 segnalai, attraverso un esposto, la presenza di alcune carcasse di cani in decomposizione abbandonati nell’orto del fabbricato in cui “sopravvive” il signor Galeone» ricorda Carrieri. «In seguito al successivo sopralluogo degli operatori sanitari, il sindaco di Torricella, Emidio De Pascale, emetteva un’ordinanza finalizzata allo “sgombero immediato per totale inagibilità e alla chiusura dell’immobile, con la richiesta di una bonifica immediata e comunque nel termine perentorio di 15 giorni”, attraverso l’individuazione di un’azienda specializzata.
Nel maggio del 2014, a circa due anni dall’emissione dell’ordinanza non attuata e con la situazione che veniva sempre più a peggiorare, mi rivolgevo all’autorità giudiziaria, alla quale denunciavo le omissioni».
Solo il 18 marzo del 2015 venivano apposti i sigilli all’immobile.
«Sigilli dimostratesi inutili poiché l’indigente continua ad occupare il rudere. E’ anche vero che non si può buttare in mezzo ad una strada una persona peraltro affetta da diverse patologie non curate ancor prima che le autorità preposte abbiano provveduto ad una collocazione che solo una struttura adeguata può garantire (casa famiglia). Questo “essere umano” forse ha una sola colpa: quella di essere un cittadino italiano. Altrimenti, già da tempo sarebbe stato ospite del “Centro Accoglienza” di Monacizzo, in cui “albergano” 13 extracomunitari».











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