Le richiesta riguarda un’area di ben 4.030 chilometri quadrati, dal Golfo di Taranto fino a Leuca
“Mentre sta per entrare nel vivo la campagna referendaria per l’importante appuntamento del 17 aprile, appare sconcertante l’ennesimo parere favorevole del Comitato tecnico di valutazione di impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente al progetto presentato dalla multinazionale Schlumberger che attende ora il permesso – per il via libero definitivo occorrono altri due passaggi – per la prospezione di un’area di ben 4.030 chilometri quadrati, dal Golfo di Taranto fino a Leuca» sostiene il consigliere regionale Morgante in una nota. «Nonostante l’ovvio parere negativo della Regione Puglia, delle Soprintendenze di Puglia e Basilicata e dei Comuni interessati, e le stesse risibili argomentazioni che si ripetono ormai come un mantra: si tratterebbe di attività di semplice prospezione, e non trivellazione, perforazione ed estrazione. Dimenticando che la tecnica utilizzata è quella dell’airgun, spari potentissimi ad aria compressa dagli effetti deflagranti per l’ecosistema marino. Le ripercussioni disastrose per due comparti fondamentali per l’economia locale e pugliese, la pesca e il turismo ecosostenibile, e per l’immagine stessa della nostra regione. E, dulcis in fundo, non si capisce perché una multinazionale debba investire in ricerca nei fondali dell’Adriatico e dello Jonio alla ricerca di idrocarburi e, nell’eventualità di un riscontro positivo, rinunciare inspiegabilmente all’obiettivo.
La posizione del Governo continua ad apparire incomprensibile, in questa materia dai risvolti delicatissimi: e al dialogo e al confronto con le comunità locali direttamente interessate, che avrebbe potuto e dovuto scongiurare il referendum, si continuano a preferire lo scontro e la contrapposizione istituzionale, una sorta di braccio di ferro nel quale rischiano di soccombere i cittadini. Per questo, occorrerà partecipare in massa all’appuntamento referendario per scongiurare una deriva deleteria e preoccupante, e per non mortificare ulteriormente territori fin troppo penalizzati in passato (come l’area jonica), minacciando risorse dal valore inestimabile e dalle potenzialità non ancora compiutamente espresse”.