L’intervento in Consiglio Comunale di Lorenzo De Santis, numero 1 di Aqp
C’è l’o.k., anche formale, del Consiglio Comunale alla nuova idea progettuale dell’Acquedotto Pugliese, con la quale si elimina la condotta sottomarina e si prevedono recapiti finali alternativi dei reflui affinati con le tecnologie previste dal decreto ministeriale 185. Dall’altro ieri, insomma, si avvia ufficialmente un nuovo percorso, al quale aderisce anche il Comune di Sava.
«Sinora abbiamo viaggiato nella stessa direzione ma con due mezzi differenti» ha affermato il sindaco di Sava, Dario Iaia, presente ai lavori del consesso elettivo di Manduria. «Da oggi, con queste nuove condizioni, possiamo viaggiare nella stessa direzione e con lo stesso mezzo. Sava non è mai entrata nelle dispute tecniche: la priorità della nostra comunità è quella di poter disporre, al più presto, dell’impianto depurativo».
Finalmente, insomma, si volta pagina: l’intera area orientale della provincia tarantina supera ogni differenza nelle posizioni e si compatta nel richiedere alla Regione Puglia e all’Acquedotto Pugliese di eseguire i lavori.
«Non esistono problemi economici» ha affermato ieri in Consiglio Comunale Lorenzo De Santis, nuovo numero uno di Acquedotto Pugliese tranquillizzando qualche consigliere di minoranza che aveva espresso delle residue perplessità sugli impegni assunti da Regione e Aqp. «L’intera opera sarà a totale carico del nostro ente. Ribadisco anche la volontà politica di eliminare la condotta sottomarina: l’ipotesi di fattibilità è stata presa in considerazione circa due mesi fa, alla luce di un nuovo quadro normativo».
Il riferimento è per l’articolo 104 della legge 152 che regola gli scarichi dei reflui e che consentirebbe di rimpinguare la falda a rischio di salinizzazione con acqua sanificata proveniente da depuratori con processi di affinamento regolati dal dm 185. L’altra condizione normativa è la disponibilità della Regione Puglia di modificare il Piano di gestione delle acque.
«Naturalmente ci sarà bisogno della deroga del Ministero dell’Ambiente, che dovrà autorizzare lo scarico nei 10 pozzi sperdenti» ha aggiunto Lorenzo De Santis. «Ma noi ci stiamo mettendo nelle condizioni per poterlo ottenere.
La popolazione può stare tranquilla: sinora nessuno si è avventurato in proclami o chiacchiere. C’è la volontà di eliminare dal progetto lo scarico in mare e questa volontà sarà rispettata. Anzi, Manduria è diventato un modello cui stanno guardando con interesse altre località pugliesi. Anche per Nardò, ad esempio, nonostante il Consiglio Comunale abbia già approvato recentemente il progetto che prevede lo scarico in mare, stiamo realizzando uno studio di fattibilità per applicare una soluzione tecnica simile a quella scelta per Manduria.
I lavori saranno realizzati e non dureranno dieci anni: per costruire il depuratore abbiamo bisogno di 18 mesi».
La seduta è stata aperta dagli interventi dei due rappresentanti dell’Aqp, De Santis e Tarquinio. Poi, oltre ai rappresentanti politici locali, sono intervenuti i due consiglieri regionali Luigi Morgante e Giuseppe Turco, e il tecnico che ha realizzato il progetto della trincea drenante, Carmelo Delli Santi.